Chi ha sbagliato? Questa è la domanda che ci si fa soprattutto in Lombardia dopo che è scoppiato il caso relativo ai dati epidemiologici con il ritorno della Regione in zona arancione. In queste ore si assiste al classico rimpallo di responsabilità, ma un verbale ancora segreto rivela cosa è successo davvero tra la Regione Lombardia e l’Istituto superiore di sanità. Lo rivela il Corriere della Sera, spiegando che è di ieri ed è stato trasmesso dalla Cabina di regia al Comitato tecnico scientifico per analizzare di nuovo i dati lombardi. Il verbale in questione ricostruisce i contatti degli ultimi giorni e parla in maniera esplicita di “rettifica” da parte dei tecnici del Pirellone, circostanza poi smentita dall’assessore del Welfare Letizia Moratti.
«La Cabina di Regia riceve dal Ministero della Salute la richiesta della Regione Lombardia di rivalutare la classificazione del rischio relativo alla settimana 4-10 gennaio 2021, in seguito ad un nuovo invio di dati il giorno 20 gennaio 2021 con revisione anche retrospettiva da metà dicembre 2020 dei campi dati relativi alla “data inizio sintomi” e allo “stato clinico” che determinano una riduzione del numero di casi notificati dalla Regione stessa come sintomatici», scrivono i membri del Cts.
DATI INCOMPLETI? IL VERBALE DEL CTS
Nel verbale del Comitato tecnico scientifico, visionato dal Corriere della Sera, si parla esplicitamente di «rettifica» che «non determina, a una rivalutazione, un cambiamento nella classificazione del rischio che si conferma alto nella Regione Lombardia in quella settimana». D’altra parte, le correzioni hanno un impatto «sul calcolo del valore Rt basato sulla data inizio sintomi al giorno 30 dicembre 2020 che, al ricalcolo, risulta pari a 0.88». Pertanto, in base al documento “Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale” si configura uno scenario di tipo 1 per la Regione Lombardia. Gli esperti, quindi, concludono che avendo «constatato che il nuovo invio dei dati costituisce una rettifica degli stessi da parte della Regione Lombardia, la Cabina di Regia valuta favorevolmente la possibilità di una riclassificazione della stessa in base ai dati forniti il 20 gennaio 2021». Riunitosi d’urgenza alle 22:30 di ieri, il Cts «prende atto della richiesta di rettifica» e valida i nuovi dati confermando che lo scenario di rischio da zona arancione.
IL CAMPO EXCEL NON COMPILATO
Ma entriamo ancor più in profondità nella questione dell’errore. In Regione Lombardia si sono chiesti per giorni come mai avessero un indice Rt alto, a 1.4, con numeri però stabili. Ciò non si poteva spiegare col fatto che il dato dell’Rt preso in considerazione dal ministero della Salute sia vecchio. Qual è allora il problema? Il numero di casi indicati dalla Regione Lombardia su cui viene calcolato l’indice Rt dall’Iss è sovrastimato. Sono contati più infetti di quelli che realmente ci sono. Come è possibile? Tra i casi ci sono, infatti, anche centinaia di guariti. Si tratta soprattutto di coloro che dal 12 ottobre, in base alle nuove direttive del ministero, possono interrompere l’isolamento tra 10 e 21 giorni dalla comparsa dei sintomi senza più il doppio tampone negativo. Nei report compilati dall’epidemiologo Danilo Cereda, dell’assessorato alla Sanità della Lombardia, queste persone – come evidenziato dal Corriere della Sera – compaiono con «inizio sintomi», senza però la descrizione dello stato clinico. Senza questo campo compilato, non vengono depennati quando guariscono. Quindi, non escono mai nel conteggio.
INDICE RT SOVRASTIMATO E “MASCHERATO”
Dagli uffici della Prevenzione di Regione Lombardia spiegano al Corriere della Sera che quel campo non è obbligatorio ed è sbagliato forzarlo. «L’informazione la forniamo nel momento in cui i medici ce la segnalano». Per superare il problema la direzione generale della Regione decide di compilare quel campo, in accordo con l’Istituto superiore di sanità. «Nessuno mai prima ci ha detto che altrimenti i guariti non sarebbero stati conteggiati», spiegano. E allora perché nessuno finora se ne è accorto? La sovrastima dell’indice Rt, che va avanti dal 12 ottobre, «è stata mascherata dal fenomeno più rilevante in termini numerici dell’aumento dei casi della seconda ondata (oltre 300 mila). Pertanto tale fenomeno si è osservato solo adesso evidenziando in tal modo la sovrastima del Rt». Ridurre la questione, dunque, a chi ha sbagliato è troppo semplicistico per un meccanismo così complesso. Da una parte, è evidente l’errore della Regione Lombardia, d’altra parte è evidente che di fronte ad un’incongruenza, come quella evidenziata dal governatore Attilio Fontana, prima del passaggio in zona rossa sarebbe bastato un approfondimento in extremis per evitare una settimana di restrizioni rigorosissime.
IL “PRECEDENTE”
Delle attività commerciali possono davvero chiudere per un campo excel non compilato? Ancora una volta patiamo una burocrazia che non è all’altezza dell’emergenza. Nei primi giorni di novembre il Veneto era in zona gialla ma con riserva, così come la Liguria non era diventata zona arancione per dati non completi. La Cabina di regia, che aveva segnato una «bassa percentuale di completezza dei dati» per il Veneto, decise di considerarla «non valutabile, equiparato a rischio alto». Il Veneto, che aveva indice Rt a 1,47, era da zona arancione per rischio alto e scenario 3, ma la Cabina di regia decise di aspettare – come spiegò Repubblica – proprio a causa dell’incompletezza dei dati. E, come per la Liguria, sospese il giudizio rimandandolo al monitoraggio successivo. Perché non è stato fatto lo stesso per la Regione Lombardia?