La pandemia di Coronavirus, che da ormai un anno a questa parte sta flagellando il nostro pianeta, si è rivelata estremamente pericolosa e, a quanto pare, anche chi viene definito “clinicamente guarito” non può dormire sonni tranquilli, o meglio, non riesce a farlo. Colpa del “long Covid“, una sindrome che può durare anche alcuni mesi, causando affaticamento, mancanza di respiro, perdita di gusto e olfatto. Strascichi importanti, dunque, all’interno di un organismo già bersagliato dall’infezione e che erano già stati riscontrati non molte settimane fa da due diversi studi, uno francese, l’altro americano, a livello neurologico; in particolare, i sintomi più frequenti hanno evidenziato perdita di memoria e difficoltà di concentrazione.
Non è tutto, però: come si legge in uno studio pubblicato su “The Lancet” e condotto su 1.733 pazienti cinesi dimessi da un ospedale di Wuhan, il 76% di essi ha riportato uno o più sintomi persistenti, dalla debolezza muscolare alle anomalie toraciche, sino ad arrivare all’anosmia (mancanza di olfatto) e alla geusia (mancanza del gusto). Esattamente due condizioni che si riscontrano con frequenza fra i contagiati e che, in molti casi, si protraggono per un determinato periodo di tempo.
LONG COVID, DANNI AI POLMONI, STANCHEZZA E DEPRESSIONE
Il long Covid, tuttavia, interessa anche l’apparato respiratorio, con particolare riferimento ai polmoni. Alcuni pazienti, infatti, sviluppano la cosiddetta “sindrome restrittiva”, con il loro polmone che va verso una fibrosi, che non gli consente più di espandersi nella maniera più idonea e opportuna. Va poi sottolineata la presenza di stanchezza cronica nei pazienti guariti dal Coronavirus, ma su questo aspetto particolare gli esperti brancolano ancora nel buio, proprio per via della complessità riscontrata nello studio di un virus fino al 2019 sconosciuto all’umanità. Il long Covid si riverbera poi financo sulla psiche, con sindromi depressive post-quarantena che si stanno riscontrando con straordinaria frequenza, sino a sfociare, in alcuni casi, addirittura nel suicidio. E poi le paure e le fobie, come quella di uscire di casa, di mettersi al volante, di incontrare estranei durante una semplice passeggiata. Tanti disturbi, insomma, per i quali non si hanno cure precise, se non farmaci, terapia e psicoterapia per quanto concerne questi ultimi aspetti. Questo perché, come detto, le conseguenze a lungo termine generate dal Covid-19 sul nostro organismo sono tuttora ignoti anche al mondo medico e serviranno ancora numerosi studi per comprenderle fino in fondo.