Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, è finito nel mirino di uno studio condotto dal centro di ricerca e studi dell’Università di San Paolo e Conectas “Human Rights”, secondo cui il leader del Paese sudamericano avrebbe diffuso volutamente il Coronavirus all’interno dei confini della nazione che governa. “Molte persone avrebbero ancora le loro madri, padri, fratelli e figli se ci fosse stato un progetto istituzionale – si legge nel documento -. I risultati fanno capire che il governo ha diffuso scientemente il virus nel territorio nazionale con l’obiettivo di riprendere l’attività economica il prima possibile e a qualsiasi prezzo”.
Rammentiamo che in questo momento il Brasile non ha ancora una pianificazione vaccinale affidabile ed è uno degli Stati che è stato più flagellato dalla pandemia. Lo studio è stato coordinato dall’avvocato Deisy Ventura e ha analizzato gli archi temporali che vanno dal mese di marzo 2020, quando l’emergenza sanitaria si è rivelata in tutta la sua gravità agli occhi dell’intero pianeta, sino ai primi sedici giorni del mese corrente.
“BOLSONARO HA DIFFUSO IL COVID IN BRASILE”: MINORANZE PENALIZZATE
Bolsonaro, secondo lo studio, ha sulla coscienza numerose vittime. “La maggior parte dei decessi poteva essere prevenuta con una strategia di contenimento delle malattie – si legge nel report – e costituisce una violazione senza precedenti del diritto alla vita e del diritto alla salute”. Fra i più penalizzati ci sono le minoranze e i lavoratori, argomenti sui quali il documento interviene a gamba tesa nei confronti del presidente del Brasile: “Alle popolazioni indigene nega anche l’acqua potabile, ma, in generale, i lavoratori non hanno potuto munirsi di dispositivi per proteggersi dal Covid e isolarsi. Gli operatori sanitari disabili a seguito delle loro azioni per contenere la pandemia non possono accedere a un risarcimento economico. Si incoraggia quindi l’omissione”. Insomma, una vera e propria serie di violazioni e crimini che Bolsonaro avrebbe commesso, trattenendo financo le risorse originariamente stanziate al contrasto della pandemia di Coronavirus e compromettendo in questo modo l’assistenza alle persone malate.