Fra gli ospiti della punta di “Che tempo che fa” in onda su Rai 3 nella serata di oggi, domenica 24 gennaio 2021, c’è anche Franco Baresi, storica bandiera del Milan, squadra in cui ha militato per la sua intera carriera fino a sviluppare un legame inscindibile con il club rossonero, che ha ritirato la sua maglia numero 6 e che lo ha voluto come dirigente, sino a insignirlo della carica di vicepresidente onorario lo scorso 28 ottobre 2020.
D’altro canto, Baresi e Milan fanno rima, se non in italiano, perlomeno sul manto erboso, dove il difensore si è tolto ogni tipo di soddisfazione con indosso la casacca del Diavolo. Per lui parlano i numeri, con 19 trofei sollevati al cielo (6 scudetti, 4 Supercoppe Italiane, 3 Coppe dei Campioni, 3 Supercoppe Europee, 2 Coppe Intercontinentali e 1 Mitropa Cup) e 531 partite giocate, sino al ritiro nel 1997. Si è anche laureato campione del mondo nel 1982 in Spagna con la Nazionale italiana, trascinata dalle reti del compianto Paolo “Pablito” Rossi.
FRANCO BARESI E L’ADOLESCENZA DRAMMATICA
Per Franco Baresi, però, la vita non è stata tutta rose e fiori. Il ragazzo di Travagliato, che quest’anno festeggerà 61 anni, ha subìto un grave trauma nella sua adolescenza: all’età di 14 anni ha perso, infatti, entrambi i genitori, la mamma Regina e il papà Terzo, rimanendo orfano e crescendo con i suoi fratelli e sorelle Lucia, Beppe, Franchino ed Emanuela. Poi, nel 1974, dopo avere iniziato negli anni precedenti a militare tra le fila dell’Uso, l’Inter lo chiamò per un provino, ma lo scartò: errore grave e imperdonabile, che ha fatto le fortune del Milan, compagine con cui, come detto, ha vinto praticamente tutto, arrivando anche a vestire la casacca dell’Italia e ha conquistare la Coppa del Mondo. Sul manto erboso Franco Baresi era un libero vecchio stampo, abile negli anticipi ai danni degli attaccanti avversari, grintoso nei contrasti e con due piedi piuttosto raffinati, utili anche in fase di impostazione. Curiosità: dopo avere appeso gli scarpini al chiodo, ha vissuto la trafila dirigenziale nel Milan, fatto salvo per una piccola parentesi al Fulham, dove ha rivestito per breve tempo il ruolo di direttore sportivo.