TUTTE LE IPOTESI: DIMISSIONI CONTE O…
Il Premier Conte dovrebbe salire al Quirinale nelle prossime ore, confermato anche dalle ultime notizie emerse dalla Rai; aperte tutte le ipotesi, ma sembra ormai scontato slitti tutto a domani mattina con la salita al Colle preceduta da un Cdm d’emergenza alle ore 9 per sistemare il caos sulla riforma dello sport (l’allarme Olimpiadi) e informare i Ministri delle dimissioni formali da Capo del Governo. Al di là del timing, le opzioni reali sul tavolo di Palazzo Chigi sono due: dimissioni lampo per ottenere un reincarico, oppure dialogo “interlocutorio” con il Quirinale per presentare la possibile nuova squadra allargata senza passare dalle dimissioni e con possibili “sacrifici” eccellenti (ecco il piano B del Premier nel nostro focus, ndr).
Sebbene Conte sia tentato dalla seconda “prova di forza” in due settimane sulla relazione Bonafede, da più parti ormai si alza la voce “no, prima le dimissioni”: Pd, M5s, gli stessi renziani e pure i responsabili che hanno già dato la propria fiducia mercoledì scorso al Governo Conte-2. Secondo il direttore del Foglio Claudio Cerasa, Renzi sarebbe pronto a rientrare in gioco «se non solo per un Conte-ter»: la frase sibillina lascia spazio a possibili altri scenari che potrebbero passare da un Governo di unità nazionale o qualcosa di simile. La tensione è palpabile attorno a Chigi e al Quirinale, con le riunioni in corso dei gruppi parlamentari di maggioranza che anticipano il “redde rationem” in Consiglio dei Ministri domani mattina: la speranza di Conte è che il presidente Sergio Mattarella gli affidi un nuovo incarico per tentare la costruzione di un Governo-Ter.
PD “NON ABBIAMO CHIESTO NOI DIMISSIONI CONTE”
Mentre salgono le quotazioni sulle possibili dimissioni-lampo del Presidente Conte, dal Pd arriva un piccolo “freno” sulla narrazione di queste ultime ore di crisi di Governo: «il Pd non ha chiesto e non sta chiedendo a Conte di andare al Quirinale», spiegano fonti parlamentari Dem al Corriere della Sera. Resta però la linea dettata nelle scorse ore da Zingaretti, Orlando e Bettini, ovvero «un Governo autorevole, europeista e in grado di affrontare i problemi facendo un appello alla responsabilità a tutti». Per farlo, inevitabilmente, bisogna passare dalle dimissioni del Premier prima del passaggio delicato in Aula sulla relazione Bonafede: Conte nel frattempo si chiude ulteriormente in “silenzio” a Palazzo Chigi per prendere la decisione giusta, informato ora per ora sullo stato delle “trattative” per allargare la maggioranza con centristi e responsabili.
Da Forza Italia giunge però netta la voce Silvio Berlusconi in una nota pubblica: «Nessuna trattativa è in corso, né ovviamente da parte mia, né di alcuno dei miei collaboratori, né di deputati o senatori di Forza Italia, per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica». La strada per il Centrodestra è una sola e vede due opzioni sole: «rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del Capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani», in alternativa le urne anticipate come ribadisce l’alleato della Lega Matteo Salvini «Conte non ha i numeri, avrebbe già dovuto dare le dimissioni. L’Italia non può rimanere immobile in attesa delle compravendita di senatori di notte in cambio di non si sa cosa».
Da ultimo, non sono poche le voci all’interno del M5s che iniziano a prendere “distanza” dal Ministro grillino doc Alfonso Bonafede in vista del voto di in Parlamento: stamattina Cancelleri («nessuno è indispensabile, neanche Bonafede»), oggi pomeriggio Andrea Coletti all’Adnkronos «Nel governo Conte 2 Bonafede ha fatto molto poco, e qualcosa è stato fatto anche male. Sono errate anche le modalità con cui si sta lavorando al Recovery per quanto riguarda le risorse da investire sulla giustizia». La crisi accelera e da Conte a Bonafede nessuno può dirsi certo di quanto accadrà nelle prossime 48 ore.
CONTE FORSE OGGI AL QUIRINALE: DIMISSIONI-LAMPO?
Quella di oggi potrebbe essere una giornata cruciale per la crisi di governo. Il premier Giuseppe Conte, secondo quanto riportato dall’Ansa, potrebbe recarsi già oggi al Quirinale per conferire con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’agenzia di stampa riferisce di aver appreso l’indiscrezione da fonti parlamentari della maggioranza. Dopo la giornata di ieri e una mattinata di pressioni sulle dimissioni del presidente del Consiglio e l’avvio di un Conte-ter, arriva un altro indizio, ancor più significativo.
Peraltro, poche ore fa da fonti Pd è emerso un ragionamento in merito alla mancanza di numeri al Senato, che sarebbe pericolosa soprattutto in vista della relazione di Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia e capo delegazione del MoVimento 5 Stelle. Il Pd in queste ore avrebbe provato a convincere Conte che l’unica strada per salvare il governo e cercare una maggioranza stabile è passare da dimissioni-lampo, un passaggio considerato necessario per far emergere in maniera chiara i cosiddetti volenterosi. (agg. di Silvana Palazzo)
LA LINEA DI ZINGARETTI
«La scelta di Italia Viva rischia di portare a elezioni anticipate. Per evitarle il Pd sta lavorando per garantire una base parlamentare ampia, europeista e con un programma autorevole. Un governo per affrontare Covid, campagna vaccinale e stagione investimenti Recovery Plan»: così su Twitter il segretario del Pd Nicola Zingaretti lancia la ‘linea’ per le prossime ore, riassumendo la lunga intervista fatta su Imagina (la web radio Dem) stamattina. È il naturale “compimento” della strategia Bettini, con le dimissioni di Conte ‘spinte’ per ottenere subito un Conte-ter e un incarico con programma e appoggio più “ampio” in Parlamento.
Il problema è se quei numeri ci sono per davvero, il che è tutt’altro che scontato in queste convulse ore di crisi: «Il Pd non ha mai puntato, non punta e non vuole le elezioni politiche anticipate. Conte è il punto di equilibrio in questo momento più avanzato, ha preso la fiducia quattro giorno fa e sfido chiunque a dire che c’è la possibilità di superare quel livello. Con Conte si presenti e raccolga il consenso. E’ lo sforzo di queste ore». Stilettata ulteriore a Renzi, messo in “disparte” rispetto al Premier di marca M5s: «è stata la scelta di Matteo Renzi con l’apertura della crisi a materializzare il rischio di scivolare verso le elezioni anticipate». La porta resta però “aperta”, con delle condizioni poste: «lavoro per soluzione che non vuol dire ‘baci abbracci e vogliamoci bene’, ma soluzioni di alto respiro e credibili».
PD “APRE”, ITALIA VIVA “RISPONDE”
Ormai Goffredo Bettini è la voce principale del Partito Democratico, il punto di contatto tra Palazzo Chigi e il Nazareno: nel pieno della crisi di Governo, con le dimissioni di Conte che si fanno sempre più “possibili” tra le prossime opzioni da prendere per avviare subito il Conte-ter, l’ideologo Dem spiega a Omnibus su La7 «E’ evidente dai numeri che ci sono attualmente, ma anche se i numeri dovessero crescere nei prossimi giorni, che c’è l’esigenza di costituire un nuovo governo, una fase nuova, che abbia come perno Conte. Si è detto che questa è una crisi di contenuti invece è una crisi per togliere di mezzo Conte, una crisi di Palazzo».
Per Bettini serve un tavolo di maggioranza per discutere del patto di legislatura, con il rientro nei ranghi dei renziani come del resto già paventato da Zampa, Boccia, Marcucci e soprattutto Romano Prodi solo nelle ultime 12 ore: «Ora Renzi dimostri effettivamente di avere il senso non dell’errore ma un po’ del salto nel buio che lui ha procurato e incominci in Parlamento a dare qualche segnale, se ci sono delle aperture nella relazione del ministro Alfonso Bonafede sulla giustizia». Per l’eurodeputato Pd, «se è un Renzi che ha rotto direi di no, se si mette nell’ottica di una responsabilità nazionale senza ricatti e senza prepotenze, si può guardare a una fase nuova». Da Italia Viva, il messaggio impartito ieri da Teresa Bellanova e ripreso oggi da altri due renzianissimi come Scalfarotto e Marattin è «dialogo sì, ma solo a certe condizioni», ovvero il più possibile senza Conte e con un altro Governo che possa riunire forze anche oltre l’attuale maggioranza. «Macché sabotatori, siamo pronti al dialogo se questo Governo si scioglie. Conte si dimetta formalmente, noi saremo poi disponibili al dialogo sul futuro del Paese», spiega il dimissionario sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto nell’intervista a Repubblica.
CRISI DI GOVERNO: LE TRATTATIVE PROSEGUONO
Una crisi di Governo ancora ‘congelata’ a Palazzo Chigi in attesa di capire se le trattative condotte per tutti il weekend hanno portato allo scoperto altri “volenterosi” (alias responsabili, alias costruttori) che appoggino il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte non solo sul voto mercoledì-giovedì della relazione Bonafede ma per l’intero prosieguo della Legislatura. La giornata di ieri si è caratterizzata per una duplice “direzione”: da un lato il Pd – assieme ai centristi-responsabili come Pierferdinando Casini, Bruno Tabacci e Sandra Lonardo Mastella – che spingono per le dimissioni di Conte già prima della relazione in Parlamento del Ministro della Giustizia in modo da accelerare le pratiche verso il Conte-ter con pieni poteri (e numeri).
Dall’altro il Movimento 5 Stelle che con Di Maio e Crimi ‘minacciano’ le Elezioni anticipate se arriverà un voto contrario a Bonafede in Senato: il silenzio di Conte (e Casalino) ha fatto da contorno, con la decisione che ancora slitta e con il timore che un gesto come le dimissioni possa innescare uno “tsunami” politico le cui conseguenze potrebbero non essere per forza un reincarico immediato e successivo da parte del Presidente Mattarella. I numeri del resto in Parlamento sono tutt’altro che certi e al momento, senza un vero gruppo consistente che rimpiazzi Renzi al Senato, il rischio del voto anticipato non è da escludere.
RESPONSABILI E RENZIANI: ALLARME AL SENATO
Anche per questo motivo sia il Ministro Boccia che una buona parte del Partito Democratico spinge per trovare un dialogo rinnovato con Italia Viva per un clamoroso rientro in maggioranza: qualcosa però dovrebbe cambiare e Renzi lo ha già fatto capire. Niente Bonafede e niente giustizia-giustizialismo: per questo motivo non lo voterà giovedì in Senato e per l’identico motivo anche altri “responsabili” che hanno già votato la fiducia a Conte faranno lo stesso (o si assenteranno in maniera strategica). Così Nencini, Casini, lo stesso Ciampolillo, Rossi e Causin (ex FI): se poi vi si aggiungono le quasi certe assenze dei senatori a vita Elena Cattaneo e Liliana Segre (come avverrà spesso nei prossimi mesi), il “conto” finale fa scattare l’allarme al Governo giallorosso in vista della relazione Bonafede.
Per questo motivo la maggioranza spinge per le dimissioni immediate di Conte e una stabilizzazione con rimpasto e ingresso in maggioranza di altri “volenterosi”. «La crisi di Governo va risolta in 48 ore, altrimenti scivoleremo verso le elezioni anticipate», ha spiegato ieri Luigi Di Maio a “Mezz’ora in più” lanciando nuovo appello ai responsabili. Tra questi, non vi sarà Maria Elena Boschi che smentisce su tutta la linea l’ipotesi circolata ieri sul Fatto Quotidiano: «Se in questo festival di fake news arrivano a coinvolgere me significa che la caccia ai responsabili ha prodotto veramente scarsi risultati». Per il M5s il voto contro Bonafede è un voto contro il Governo e per questo anche nel Centrodestra si prova il “ribaltone” giovedì in Senato: votare compatti per far cadere Conte, consci però di un doppio obiettivo finale: Salvini-Meloni che puntano al voto anticipato, Berlusconi e centristi che invece pensano al Governo di unità nazionale senza Conte e con un altro Premier più “unitario”, anche di marca Pd. Le varianti sono tante, forse troppe ma ora emergono sempre più voci anche all’interno della maggioranza che provano un certo fastidio nel vedere “l’arrocco” di Conte a Palazzo Chigi fra trattative, telefonate e silenzi. La settimana decisiva (forse) è appena cominciata.