La Giornata della Memoria offre lo spunto per tornare a parlare della storia e della vita di Anna Frank, nata il 12 giugno 1929 nella città tedesca di Francoforte sul Meno e sorella di Margot, più grande di lei di tre anni. Poco tempo dopo, a causa dell’odio di Adolf Hitler contro gli ebrei, i genitori di Anne (Otto ed Edith Frank) decidono di trasferirsi in Olanda, ad Amsterdam, dove il padre avvia un’impresa che commercia in pectina, addensante utilizzato per la preparazione delle marmellate.
Poi, però, il 1º settembre 1939 la Germania nazista invade la Polonia e il 10 maggio 1940 sorte analoga tocca ai Paesi Bassi, che si arrendono all’occupazione nel giro di cinque giorni. I tedeschi introducono serie norme restrittive contro gli ebrei e Otto Frank finisce per perdere la sua azienda, in quanto “quelli come lui” non possono possedere alcun tipo di attività. Non solo: tutti i ragazzi ebrei, quindi anche Anna, devono frequentare una scuola separata e riservata agli ebrei.
ANNA FRANK: UNA VITA NASCOSTA RACCONTATA NEL “DIARIO”
La vita di Anna Frank e di tutti gli ebrei residenti in Olanda si complica, tanto che inizia a circolare la voce secondo cui presto se ne dovranno tutti andare dalla nazione. Il 5 luglio 1942, quando Margot riceve la chiamata per andare a lavorare nella Germania nazista, i suoi genitori fiutano la trappola e decidono di nascondersi per sfuggire alla persecuzione. Dove? La risposta è “semplice”: sin dalla primavera del 1942, il padre di Anna, con l’aiuto dei suoi ex colleghi, aveva cominciato ad allestire un nascondiglio nel retro dell’edificio della sua impresa, al numero 263 di Prinsengracht, che in quel frangente si rivelò estremamente utile e che ospitò anche altri quattro clandestini. Anna riceve in dono un diario per il suo tredicesimo compleanno e in quei due lunghi anni di vita nascosta racconta tutto ciò che succede in quel rifugio e quando il ministro dell’Istruzione olandese lancia un appello via radio, chiedendo di conservare diari e documenti di guerra, ad Anna viene in mente di raggruppare i suoi diari in una storia singola, intitolata “Het Achterhuis” (letteralmente “La casa sul retro”). Purtroppo, il finale di quel libro non fu mai scritto: il 4 agosto 1944 la polizia nazista scopre il nascondiglio e fa prigionieri gli occupanti, ma due soccorritori riescono a salvare gli scritti di Anna prima che i tedeschi possano distruggerli.
ANNA FRANK: LA MORTE NEI LAGER
I nazisti deportano gli ex clandestini al campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau. Il viaggio in treno dura tre giorni, che Anna Frank e più di mille altre persone trascorrono all’interno di vagoni destinati al trasporto di bestiame. Circa 350 persone dal convoglio di Anna vengono uccise nelle camere a gas immediatamente, mentre Anna, insieme alla sorella e alla madre, giunge nel campo di lavoro femminile (il padre, Otto, viene destinato a un campo maschile). Successivamente, all’inizio del novembre 1944, Anna e la sorella Margot vengono trasferite al campo di concentramento di Berge-Belsen, lontane dai loro genitori. Lì le condizioni sono altrettanto terribili, tanto che sia Anna che Margot contraggono il tifo esantematico e muoiono entrambe nel febbraio 1945. Anche la madre delle ragazze, Edith, non riesce a superare il periodo trascorso all’interno del lager e decede. L’unico dei clandestini della “casa sul retro” a sopravvivere alla deportazione e Otto, il padre di Anna, liberato ad Auschwitz dai russi e rimasto solo al mondo dopo avere tristemente appreso la notizia della dipartita della sua intera famiglia. Una pagina di storia tremenda e che non deve essere cancellata per motivo alcuno, perché mai in futuro dovrà ripetersi una simile atrocità.