Gioele Dix, pseudonimo di David Ottolenghi, ha raccontato la storia della sua famiglia nel libro “Quando tutto questo sarà finito. Storia della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali”. Gli Ottolenghi erano una famiglia ebrea della buona borghesia milanese, costretti a fuggire in Svizzera dopo le leggi razziali del 1938. È stato suo padre Vittorio Ottolenghi a raccontargli la loro storia: “Sapevo che mio padre custodiva una storia, ma per anni non sono riuscito a farmela raccontare. Finché un giorno mi sono seduto davanti a lui e l’ho convinto”. Il libro, infatti, è scritto dal punto di vista del Vittorio, che all’epoca dei fatti aveva poco più di 10 anni: “Del racconto di mio padre invece voglio restituire lo stupore di un ragazzo, il coraggio con cui affronta le difficoltà e la solitudine, la sua tenerezza. È la storia di un padre e di un figlio, raccontata da un padre a un figlio”, ha raccontato l’attore ad Avvenire.
Vittorio Ottolenghi: la storia di una famiglia ebrea a Milano
La famiglia Ottolenghi non ha dovuto affrontare i campi di sterminio, ma la discriminazione e i suoi effetti brutali “hanno lasciato segni profondi nel carattere di mio padre”, ha detto Dix. Qualche anno prima di scrivere il libro, Gioele Dix e il padre Vittorio Ottolenghi sono tornati sui luoghi dell’esilio: “Ogni tanto mio padre si fermava, mi raccontava delle persone che aveva incontrato, dei luoghi che aveva frequentato. Ho sentito che finalmente, dopo tanti anni, lui se la sentiva di parlare, di mostrarsi anche fragile. E il nostro rapporto, se possibile, si è rinsaldato ancora di più”, ha aggiunto commosso l’attore, come riporta Avvenire. Vittorio Ottolenghi è morto il 22 aprile 2019, venti giorni dopo l’amata moglie Roberta. Gioele Dix ha scritto un sentito ricordo del padre sul sito ufficiale della Comunità Ebraica di Milano: “Era un uomo fatto così, amava le chiacchierate e i viaggi, sapeva ascoltare e consigliare le persone, ma non era un tipo cerimonioso e non gli piacevano affatto riflettori e messe in scena… Eroico e protettivo, come solo un vero padre sa esserlo. Per questo è sempre parso invincibile ai miei occhi, prima di bambino e poi di adulto”.