OMICIDIO ROSINA CARSETTI: PERCHÈ SI RIVOLSE A UN CENTRO ANTIVIOLENZA?
Rosina Carsetti, la 78enne trovata morta la Vigilia di Natale nella sua villetta a Montecassiano, poco distante da Macerata sarebbe stata letteralmente massacrata. A renderlo noto i primi risultati dell’autopsia che ha rivelato le reali cause della morte dell’anziana. Del caso se ne occuperà questa sera anche la trasmissione Quarto Grado, in onda su Rete 4, la quale porrà l’accento su un quesito ancora aperto: Rosina è stata uccisa da un rapitore o è stata vittima di un vero e proprio complotto familiare? Figlia e marito della vittima continuano a negare ogni possibile responsabilità nella fine drammatica della donna, eppure c’è un dettaglio che non è ancora stato chiarito e che risale a pochi giorni prima della sua uccisione: perchè Rosina si rivolse a un centro antiviolenza raccontando le presunte vessazioni familiari e chiedendo consigli su come potersi difendere?
Nel frattempo Arianna, Enrio ed Enea Orazi, rispettivamente figlia, marito e nipote della vittima sono stati indagati e due giorni fa convocati in ospedale per la misurazione esatta dei loro pesi corporei. Lo scopo, come evidenzia Fanpage, potrebbe essere quello di confrontare e verificare una eventuali compatibilità con i segni di schiacciamento emersi dall’autopsia. Stando agli esami medico legali, sarebbero emerse 14 costole rotte e una clavicola che hanno permesso di concludere che Rosina sarebbe stata schiacciata e morta per asfissia.
OMICIDIO ROSINA CARSETTI: DATI CANCELLATI E NIPOTE NEL PARCHEGGIO
Gli elementi a carico dei familiari di Rosina Carsetti sarebbero tali da aver sollevato non pochi dubbi sulle possibili responsabilità nella morte dell’anziana. Intanto, come spiega sempre Fanpage, se l’autopsia avrebbe confermato la morte per asfissia in seguito a schiacciamento, gli esami informatici sui dispositivi sequestrati a due dei tre indagati avrebbero svelato molto altro. Dai cellulari della figlia Arianna e del nipote Enea risultano cancellati i dati. Il reset sarebbe avvenuto tra il 30 ed il 31 dicembre scorso, quindi pochi giorni dopo la morte di Rosina. Secondo il legale degli Orazi tale operazione sarebbe giustificata da una presunta anomalia sui telefoni. Ancora da capire i risultati degli esami su altri dispositivi degli indagati, quali tablet, modem, un computer e due notebook.
Tra gli altri elementi ancora da chiarire, anche 60 minuti di “vuoto”. E’ questo il tempo che Enea Orazi avrebbe trascorso fermo in auto in un parcheggio del supermercato dove si era recato a comprare della carne nel pomeriggio del delitto. Un aspetto che dovrà ancora essere chiarito agli inquirenti che indagano sul complesso caso.