Nella giornata di domani, venerdì 29 gennaio, il dottor Carlo Mosca, medico primario del pronto soccorso di Montichiari accusato di aver causato la morte di due pazienti Covid sarà sottoposto ad interrogatorio di garanzia. Le accuse a suo carico sono gravissime. L’uomo dovrà rispondere di duplice omicidio volontario pluriaggravato e falso in atto pubblico. Stando a quanto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, il medico avrebbe “intenzionalmente inoculato in pazienti affetti da Covid-19 farmaci a effetto anestetico e bloccante neuromuscolare causando la morte di due di loro”. Le morti dei due pazienti, Natale Bassi e Angelo Paletti, sono avvenute all’ospedale di Montichiari lo scorso marzo, nella prima ondata della pandemia.
Il medico si trova attualmente ai domiciliari, come disposto dal Gip Angela Corvi per via del pericolo di reiterazione dei reati. In merito si legge nel fascicolo, come riporta Il Giornale nell’edizione online: “Il replicarsi delle medesime condizioni che occasionavano i delitti contestati al Mosca rende dunque altamente probabile che egli si risolva nuovamente a somministrare farmaci vietati ai pazienti più gravi per accelerarne il decesso, falsando a tal fine i dati contenuti nelle relative cartelle cliniche. A fronte di simili esigenze cautelari, unica misura idonea risulta, allo stato, quella della custodia domiciliare”. Agli inquirenti intanto sarebbero giunte nuove richieste di approfondimento rispetto ad altre morti sospette in pazienti Covid ricoverati nello stesso ospedale.
DOTTOR MOSCA, IL METODO CHOC CHE AVREBBE ATTUATO SU PAZIENTI COVID
Il dottor Mosca intanto ha dichiarato di non aver mai somministrato farmaci con l’intento di uccidere ma anzi di aver sempre agito nel tentativo di “salvare il maggior numero di vita possibili”. Il giudice non la penserebbe però così tanto da asserire che non si può credere che Mosca “abbia agito dietro consenso delle vittime o comunque per finalità pietistiche se solo si considera che egli somministrava loro un preparato che paralizza i muscoli ma non agisce in alcun modo sullo stato di coscienza, provocando così una penosa morte per soffocamento“. La denuncia nei suoi confronti è partita da un infermiere che si sarebbe rifiutato insieme ad un collega di portare a termine il metodo choc del primario, il quale aveva richiesto Propofol e Succinilcolina, esattamente i farmaci che hanno provocato il decesso nei due pazienti Covid. “Anche a voi ha chiesto di somministrare i farmaci senza intubarli?”, scrivevano gli infermieri nelle chat Whatsapp, ed ancora, “Io non ci sto a uccidere questi solo perchè vuole liberare i letti”. E c’era anche chi definiva Mosca “pazzo”.