Michele Padovano senza filtri nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Tuttosport. L’ex calciatore della Juventus due settimane fa è stato assolto in Cassazione dalla condanna per droga che gli era stata inflitta: quindici anni fa venne arrestato insieme ad altre 33 persone in seguito ad un sequestro di 23 quintali di hashish per un valore di 14 milioni di euro. Con la sentenza della Corte suprema l’ex calciatore e dirigente tira un sospiro di sollievo ed ha deciso di ripercorrere tutte le tappe dell’incubo vissuto…
Michele Padovano ha esordito ricordando l’arresto avvenuto dopo una cena al ristorante con amici: ben tre volanti per ammanettarlo. «Subito ho pensato che si trattasse di Scherzi a parte», ha spiegato l’ex calciatore. Dieci giorni in isolamento, tre mesi di carcere e otto mesi di domiciliari, poi la condanna a 8 anni e 8 mesi per traffico internazionale di droga. Pena ridotta a 6 anni e 8 mesi in II grado, fino alla sentenza della Cassazione: condanna annullata e processo d’appello da rifare.
MICHELE PADOVANO: “NON C’ENTRO NULLA CON LA DROGA”
«Questo dramma mi ha cambiato tantissimo ovviamente, ma in effetti sono migliorato perché ho capito chi erano le persone che veramente contavano e mi hanno dimostrato di volermi bene: la famiglia», ha spiegato Michele Padovano ai microfoni di Tuttosport. L’ex bianconero ha ricordato i tre mesi trascorsi in carcere da innocente, elogiando l’umanità dei detenuti, senza dimenticare però l’assenza di solidarietà da quello che era il suo mondo, quello del calcio: «Mi ha girato le spalle. Io chiedevo solo di lavorare, ripartendo anche dal basso, invece niente e solo illusioni».
Michele Padovano ha poi rimarcato di essere finito nei guai per un prestito fatto ad un amico di infanzia, 36 mila euro per l’acquisto di un cavallo: «In quello stesso periodo poi lui faceva anche altro ma io non c’entravo nulla con le sue attività». Infine una battuta sul nuovo processo d’appello: «Mi aspetto l’assoluzione completa perché io è dal primo giorno che lo dico che sono innocente. Ora posso tornare a sperare. Non c’è entro nulla con la droga».