I demagoghi del Sud e le loro macerie

La fuga è la migliore difesa per chi non ha più nulla da dire e da dare. È quello che sta facendo de Magistris, che adesso ci prova con la Calabria

La fuga è la migliore difesa per chi non ha più nulla da dire e da dare. Nessuno può assumersi un impegno senza risponderne fino in fondo, ed è quando ci si accorge che gli esiti sono stati disastrosi che si scappa. In genere si da la colpa ad altri, ma la strategia migliore è inventarsi qualche altra cosa da fare. Così la fuga diventa obbligata e non più una scelta. In politica non mancano esempi di abili artisti che sanno quando fuggire e sanno sempre come mettere se stessi al riparo dalle responsabilità e trovare una nuova poltrona a cui ambire. Sempre alla ricerca di qualcosa che soddisfi il proprio ego e mai alla ricerca di una vera analisi del proprio operato. Scappano altrove e lasciano macerie. Ed in genere sono le macerie che li fanno riconoscere.

Napoli ha sperimentando per prima la guida un abile demagogo che ha cavalcato per primo l’onda del populismo. De Magistris ha una tale opinione di se stesso da sentirsi in diritto di scappare nel mentre lascia macerie sociali e fisiche e si autocandida alla guida della Calabria, rispolverando il “popolo” (stavolta calabrese) come se fosse un neofita ingenuo. In realtà la sua avventura politica è pluridecennale ed ha amministrato la più grande città del Mezzogiorno. Potrebbe avviare la sua campagna elettorale raccontando cosa è Napoli oggi. Ma non lo farà. Così conviene rammentare come questo artista della fuga politica lascia la città.

La principale arteria interna, che passa sotto la città, il tunnel della Vittoria, resterà chiusa per un anno e mezzo. Un po’ come chiudere il grande raccordo anulare di Roma o la circonvallazione di Milano. Secondo la Procura, che ha sequestrato tutto, i lavori proposti dal Comune sono del tutto inefficaci e insufficienti per riaprirla.

Sono crollati nell’ultimo mese l’arco borbonico, qualche vecchio palazzo del centro e il rivestimento di alcuni monumenti. La bandiera del Comune sventola letteralmente stracciata, sporca e cenciosa fuori dal consiglio comunale. Il ciclo dei rifiuti è paralizzato, i lavori della Metropolitana in pratica fermi.

Ma le macerie peggiori sono quelle morali. Ieri il procuratore generale di Napoli Riello è intervenuto in maniera brutale, dopo il prefetto, sulla vicenda allucinate delle mura del centro occupate da murales di diversi metri quadri dedicati a persone uccise in regolamenti di conti camorristici. Murales fatti con maestria, enormi e che sono apparsi da mesi sempre più numerosi. Non vittime innocenti, ma pregiudicati ammazzati da altri pregiudicati o morti a seguito di atti contro le forze dell’ordine.

Riello ha detto testualmente: “Non so in che mondo viviamo, se in Germania, in Francia o in qualsiasi altro Paese possa succedere questo. Domani potremmo aspettarci che, oltre alla Festa della polizia, dei carabinieri e della Guardia di finanza, si possa fare la festa della criminalità: diamo qualche medaglia ricordando che è morto nell’adempimento del proprio dovere di camorrista e rapinatore”.

Ma ha poi aggiunto di aver scoperto che uno di questi murales celebrativi era stato fatto con il permesso del Comune. Non si è trattenuto ha duramente attaccato la Giunta di de Magistris che neppure si è accorta che nella “sua” città si celebrano personaggi criminali con murales pubblici.

La vicenda è stata messa in pubblico da Francesco Borrelli, consigliere regionale, che con la solita forza d’animo non ha potuto tollerare questo fiorire di arte criminale e la ha denunciata pubblicamente. Nel mentre, de Magistris si candidava a guidare un nuovo movimento politico nazionale, la Calabria, forse l’Onu e perché no il sistema solare di TOI 700, recentemente scoperto a qualche anno luce dalla Terra.

In realtà de Magistris lascia circa 4 miliardi di debiti, un ente isolato e non gestito, un città piena di transenne arancioni per delimitare i crolli, in preda alla cultura dell’illegalità che si arroga il diritto di rivendicare le strade per i parcheggiatori abusivi ed innalzare murales per i criminali, il tutto con una maggioranza in consiglio raccogliticcia e priva di ogni prospettiva. Un deserto di cumuli di macerie morali, economiche e politiche degne della Napoli del 1944.

Ma si sa, lui è chiamato dall’amore del popolo calabrese ad andare altrove, pontificando in tv come se fosse l’ultimo arrivato. Professa una purezza che il lascito disastroso figlio dell’autocrazia egotica, tipica dei populisti, invece gli rinfaccia. Il decennio perso dietro questa personalità iniziava con una delibera che testualmente prevedeva l’installazione di colonnine per l’erogazione di acqua frizzante pubblica (mai viste), si conclude con l’immagine di una città bombardata.

Napoli saprà uscirne e saprà trovare la forza per emergere grazie alla rinascita di un impegno civico che guarda a personalità solide proprio in contrapposizione a questo degrado, perché il Mezzogiorno ha bisogno di personalità che sappiano rendere il conto di ciò che hanno realizzato e che possano offrire i risultati delle proprie esperienze per poter essere valutati, non di personaggi in fuga alla ricerca di altri popoli a cui somministrare il veleno populista.

I calabresi sceglieranno quel che vogliono. Se ne hanno la possibilità, però, facciano un giro a Napoli, che resta splendida a prescindere da de Magistris e nonostante la sua opera di demolizione, e facciano due chiacchiere con qualche amico napoletano per farsi una idea. Sarà utile. Sennò buona fortuna. Napoli guarda già altrove.

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.