I retroscena che danno Mario Draghi come unica vera alternativa (di valore) al Conte-ter per uscire dalla crisi di Governo si stanno “moltiplicando”: ieri è dovuto intervenire anche il Quirinale per smentire la notizia di un possibile colloquio già avvenuto tra Mattarella e l’ex Presidente BCE, ma il solo fatto che ha dovuto prendere posizione ufficiale significa che nell’aria il “nome” dell’ex Governatore di Bankitalia è tutt’altro che inesistente. Fin dall’inizio della crisi aperta da Renzi, Draghi non si è mai esposto neanche per smentire i tanti “ammiccamenti” di più forze politiche che lo hanno “usato” per rinsaldare o indebolire l’attuale Premier uscente: ora però i giochi sono agli sgoccioli e nelle Consultazioni in corso oggi alla Camera dovrà uscire un “nome” dalle 5 forze per un possibile nuovo Governo (Pd, M5s, Leu, Italia Viva e responsabili).
Per 4/5 quel nome sarà quello di Conte, ma per i renziani la partita è ancora aperta: secondo Antonio Socci, giornalista ed editorialista su Libero, il “piano Draghi” sarebbe non solo pronto ma vedrebbe l’appoggio anche della Lega di Matteo Salvini. Nel pezzo oggi in edicola, lo scrittore toscano parte dal retroscena di Lombardo su La Stampa che riportava le “condizioni” fissate da Draghi per accettare l’incarico, ovvero la disponibilità della Lega di appoggiare il Governo “di unità” per avere una maggioranza solida in Parlamento. Per Socci il piano dell’ex BCE è tutt’altro che sbagliato: «Draghi dà prova di realismo e intelligenza politica, tiene infatti presente che la Lega è il partito di maggioranza relativa (alle europee ha preso il 34% dei voti) e non si governa senza il consenso del Paese, dove Matteo Salvini è un leader politico dal larghissimo seguito. Inoltre la Lega è connessa in modo speciale a quel Nord produttivo che è la locomotiva economica del Paese e anche questo è decisivo per chi deve ricostruire un’Italia devastata».
TUTTI I MOTIVI PER DIRE SÌ A DRAGHI (ANCHE NELLA LEGA)
Il piano di Renzi sarebbe quello di alzare ulteriormente la posta contro Conte per portare le altre forze di Governo a “cedere” sulla resistenza dell’avvocato del popolo: a quel punto, il Quirinale potrebbe prendere atto che l’opzione Draghi sia l’unica percorribile per far uscire il Paese dalla crisi senza passare da Elezioni nel pieno della pandemia e con il Recovery Plan da presentare in Europa. Il piano dell’altro Matteo potrebbe però non essere così “diverso”: torniamo a Socci che sottolinea come l’ipotesi di un Salvini “pro-Draghi” sarebbe l’esatto opposto del Governo Monti nato nel 2011. Ora le condizioni per dire sì ci sarebbero tutte: «alimentare la domanda interna e sostenere i conti delle famiglie», si parte da questo per il punto di contatto Lega-Draghi secondo il giornalista di Libero. Non solo, l’operazione del Quantitative Easing in BCE, la politica del “debito buono” (per la crescita e non per l’assistenzialismo) e i trattati per mettere la Germania spalle al muro nel passato di Draghi giocano assolutamente a favore di un “Sì” neanche troppo sofferto del Carroccio. Secondo Socci, le politiche monetarie ed economiche di Draghi non si distanzierebbero di molto dalla “Dottina Bagnai”, ovvero il senatore e responsabile economico della Lega: il giornalista cita l’intervento al Meeting di Rimini dell’agosto 2020 quando Mario Draghi criticò aspramente «l’inadeguatezza di alcuni assetti europei», secondo Socci spazzando così via «il dogma che vede il debito pubblico come il diavolo e ha spiegato che c’è un “debito buono” che è indispensabile (peraltro ha citato il Recovery Fund fra gli strumenti operativi, ma mai il Mes)».