Simona Ventura si schiera dalla parte di Amadeus. E forse, a ben vedere, anche dalla parte del Festival di Sanremo stesso. Lei che nel 2004 condusse la kermesse più importante dello spettacolo italiano, al Corriere della Sera racconta di sapere bene cosa voglia dire sentirsi accerchiati, difendere l’Ariston dagli attacchi esterni: “In fondo quello, nel 2004, era stato l’antesignano dei talent show: le case discografiche si erano rifiutate di mandare i cantanti, volevano far implodere il Festival. In gara erano quasi tutti ragazzi giovani o artisti fuori dalle major“. Non è un caso che oggi, a distanza di molti anni, il ricordo più bello sia “quello della Rai unita e compatta per salvare Sanremo“. In quanto sta accadendo in questi giorni, con Amadeus che ha minacciato l’abbandono dinanzi all’ipotesi di un Festival senza pubblico, la Ventura mostra di comprendere le ragioni del collega: “Io alla conduzione di un Festival senza pubblico? Non lo posso immaginare. Il pubblico a Sanremo è molto importante, non solo per il calore ma perché è una rappresentanza di tutti gli italiani. Penso anche ad altri programmi come C’è posta per te o al Costanzo Show…non potrebbero esistere senza pubblico“.
Simona Ventura: “Sanremo? Tornerei da direttore artistico”
Secondo Simona Ventura, questo Sanremo 2021 dovrebbe “ripartire il più possibile nella normalità. Se ci avessero detto allo scorso Festival che avremmo passato un anno solare così non ci avremmo creduto. Sarebbe bello che Sanremo potesse diventare il simbolo di una ritrovata normalità“. Il motivo è presto detto: “Sanremo è la Mecca di tutti gli italiani, racconta i tempi del nostro Paese: il ‘68, gli urlatori, agli anni ‘80, i grandi Sanremo di Baudo. Il pubblico sente il Festival come una cosa sua“. SuperSimo sostiene di aver compreso anche le ragioni di Amadeus, arrivato sull’orlo di un gesto forte come l’abbandono: “L’ho capito. Stai lavorando da mesi, cercando una soluzione e poi succede questo. Inoltre, in quella posizione ti senti sotto attacco. Ma prenderanno la decisione giusta: abbiamo bisogno di parlare di musica e di canzoni. Abbiamo bisogno del Festival“. Nessuna esitazione, poi, sull’ipotesi di tornare un giorno all’Ariston: “Mi piacerebbe moltissimo essere la prima donna direttore artistico. Penso sarebbe importante. Ora però non mi perderò quei due vecchi bontemponi dei miei amici Fiore e Ama. Amadeus, come me, si è sudato ogni minuto della sua carriera, merita tutto“.