Ieri Michele Ainis, oggi Giovanni Maria Flick: il mondo della giustizia non vive momenti esaltanti e due eminenti commentatori si pongono – a ragione – diversi dubbi e timori circa il futuro del diritto nel nostro Paese. Mentre nella lunghissima crisi di Governo uno degli scontri principali tra Renzi e M5s è avvenuto proprio sulla giustizia, nell’intervista odierna a “Il Dubbio” il Presidente emerito della Consulta Flick lancia l’allarme sul mondo giuridico con un titolo eloquente «Salvate la Giustizia: fra abusi delle toghe e Dpcm, ora fa paura».
Per Giovanni Maria Flick la situazione tanto della gestione Covid quanto nel caos-giustizia dopo le “confessioni” di Luca Palamara nel libro-denuncia con Alessandro Sallusti: «Da una parte il governo che introduce di continuo regole con strumenti impropri come i dpcm. Dall’altra la magistratura che a volte altera le regole del processo e, nell’ultimo libro, sembra concedersi abusi impensabili».
IL SISTEMA PALAMARA E LA SINISTRA
La situazione della giustizia è davvero preoccupante, secondo Flick e il futuro è tutt’altro che roseo: «Trovo di straordinaria verità le parole pronunciate dal primo presidente della Cassazione alla cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario riguardo al timore che l’irrompere tumultuoso delle leggi confonda più che risolvere. Pare chiarissimo nel caso dei dpcm. Dall’altro capo del letto su cui giace la legislazione rischia di trovarsi il giudice, sempre più tentato dalla creatività interpretativa anziché dalla interpretazione creatrice».
Durissima anche la lettura che Flick fa del “caso Palamara”, specie per quella presunta “cupola” di sinistra presentata dall’ex Presidente Anm nel libro con Sallusti: «Vedere fino a che punto la perdita di ossequio verso le regole può arrivare mette davanti agli occhi le macerie. E non è una bella sensazione. Se i fatti descritti in quel libro riguardassero altri consessi, si sarebbero immediatamente aperti procedimenti penali. L’appartenenza alla corporazione, se così la si vuol chiamare, suggerisce la sgradevolissima idea di poter assicurare un trattamento diverso. E non è una bella sensazione. È un altro colpo alla stabilità del sistema delle regole».