L’unica nota di buonsenso arriva da Fiorello. Niente pubblico a Sanremo 2021, con un Ariston vuoto che il geniale e popolare showman definisce “uno spazio da reinventare”, trasformando così un problema in un’opportunità com’è proprio delle persone intelligenti, ma riapertura dei teatri ovunque per “consentire a un settore in difficoltà da tempo di respirare un po’”, come ha recentissimamente affermato ai media nelle ultime ore. Parole che suonano come una benedizione inaspettata nell’aria. Un raggio di sole in mezzo a un nubifragio. Nel mentre, la bagarre sul Festival impazza e impera imperterrita la propria folle corsa come una saga dalle puntate infinite, e dall’evoluzione altrettanto imprevedibile e improbabile.
Dopo il ‘caso Fedez-Francesca Michielin’ in cui tutto è ammissibile e lecito nonostante una potenziale applicazione ad personam dei regolamenti sanremesi, e lo spoiler, come si apprende in rete, a opera del sito ‘Sanremonews.it’ di alcuni scatti ritraenti parte della scenografia a firma dello storico Gaetano Castelli in fase di montaggio a porte chiuse, ecco dunque che Rai, Cts e quel che resta di un Governo ormai morto, sepolto e decomposto cercano di filosofare attorno a un potenzialmente condivisibile protocollo di sicurezza: un ginepraio intricatissimo che, come riferito dagli organi di informazione, parrebbe più simile al biblico Libro del Deuteronomio per spessore (inteso, come numero di pagine). O, se preferite, alla famosissima ‘Lettera’ che Totò detta a Peppino in quell’encomiabile capolavoro immortale classe 1956 che è ‘La Malafemmena’.
Ed è così che il celeberrimo teatro canoro più rinomato del Belpaese si trasformerà, a suo modo, in una sorta di distaccamento locale sui generis dell’ASL di Imperia con continui tamponi, percorsi obbligati, mascherine qui e là. Ma anche, di fatto, in un potenziale spottone non voluto per supermarket e piccoli alimentari di quartiere: premi e fiori transiteranno dalle quinte a centro scena a mezzo di carrelli pronti a essere disinfettati e sanificati a ogni nuova passerella. Disinfettare, lavare, misurare, indossare, pulire, lavare, scansare e così via in un micidiale e sfinente loop circolare da ripetere infinite volte al giorno, h24, come un mantra. Queste le parole d’ordine che detteranno il ritmo di una kermesse in preda a un’irreale e altrettanto surreale follia: che rischia di apparire come un corpo spoglio, un viso femminile senza trucco, un compleanno in solitaria senza ospiti né candeline.
Inclusi i giornalisti: che ignorano se dovranno in tutto o in parte restare confinati a casa in smart working, con buona pace di strutture ricettive alberghiere e ristorative con le balle sempre più in giostra per via di una classe di politici inetti incapaci a sciogliere le riserve circa il prossimo futuro dei quindici giorni economicamente più rilevanti della Riviera ligure.
E’ quanto saggiamente ha osservato pubblicamente, per primo in Italia, Lele Boccardo, affermato critico musicale, scrittore e Direttore di ‘Zetatielle.com’: “C’è un silenzio assordante in quel di Viale Mazzini negli uffici dell’alta dirigenza di Mamma Rai. Non è ancora ben chiaro lo scenario di concreta fattibilità del Festival in termini di caratteristiche effettive, prescrizioni e linee guida. Lo stesso silenzio, altresì imbarazzante, che avvolge il destino e il futuro dei giornalisti, di cui nessuno parla”, esordisce l’esperto, dialogando in esclusiva con ‘Ilsussidiario.net”.
“Si susseguono notizie contraddittorie, soprattutto tante, troppe fake news. Ultima ma non ultima, quella che voleva l’allestimento della sala stampa nei saloni vip e supervip del Casinò di Sanremo, notizia prontamente smentita dalla direzione della stessa rinomata casa di scommesse, e che quindi lascia un po’ il tempo che trova. Stiamo aspettando tutti noi addetti ai lavori una comunicazione ufficiale per sapere se, dove, come e quando potremo lavorare”, prosegue Boccardo. “Per quanto riguarda Amadeus rilevo con piacere che la sua arroganza, la presupponenza dimostrata in queste ultime settimane siano venute meno, e sia così accondisceso a ben più miti consigli. Il Festival alla fine si farà, senza pubblico come previsto dai DPCM Conte e dallo Stato di emergenza, che vietano l’apertura dei teatri senza distinzioni: ma non comprendo né tantomeno vedo per quale motivo debba esserci una spiacevole insopportabile, fastidiosa eccezione”.
Per poi concludere: “Prevedo inoltre un grosso lavoro per le Forze dell’Ordine: perché sicuramente qualcuno, in barba e in beffa ai restringimenti a mobilità e spostamenti, alle zone gialle, rosse, verdi, bianche che siano, sicuramente andrà nella città dei Fiori altrettanto colorati, e quindi bisognerà aspettare per vedere che cosa potrà accadere. Che ci piaccia o meno, e personalmente propendo per il no, quantomeno per una forma di solidale rispetto per tutti gli altri musicisti e artisti che non verranno coinvolti, Sanremo alla fine andrà in onda. Ci saranno 26 privilegiati più una manciata di ospiti che potranno lavorare a differenza di tutti gli altri colleghi che da ormai quasi un anno sono costretti all’immobilismo più totale. Bene avrebbe fatto la Rai ad annullare il Festival. C’è sempre una prima volta, per tutti e per tutto. Per ogni cosa. Canzonette incluse”.
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