SONDAGGI SUL GOVERNO DRAGHI. “Chi può mettere a posto la crisi economica, che preoccupa molto di più dell’emergenza sanitaria, se non lui?”. E’ questa la convinzione su Mario Draghi che prevale tra gli italiani: anche se il 53% avrebbe preferito andare alle urne, il gradimento per l’ex presidente della Bce, ora che non è più solo un’ipotesi suggestiva ma è effettivamente in gioco, è stimabile tra il 60% e il 70%. Ne è convinto Arnaldo Ferrari Nasi, politologo e sondaggista, direttore di AnalisiPolitica, secondo il quale “Draghi è il sospiro di sollievo del paese, non può non essere considerato una soluzione vincente, considerato anche il prestigio e lo spessore della persona. Però va sempre ricordata la parabola di Monti”. Quanto ai partiti, che stanno decidendo se appoggiarlo o meno, “un’errore di valutazione su Draghi potrebbe far perdere al centrodestra molto consenso”.
Quanto gradimento raccoglie Draghi stando ai sondaggi?
A parte qualcuno che storce il naso perché, in quanto tecnico, potrebbe generare ricordi alla Monti, Draghi raccoglie un gradimento elevato. Gli italiani percepiscono che la situazione sta peggiorando e c’è la consapevolezza che a gestire questo passaggio delicato e complesso c’erano persone poco competenti. E in più si sono ritrovate a fare il solito teatrino della politica. Insomma, il disastro viene avvertito come prossimo.
Alcuni sondaggi accreditano Draghi di un apprezzamento oscillante tra il 60% e il 70%. E’ plausibile?
Direi proprio di sì. E questo è legato al fatto che la sua candidatura a guidare il paese si è concretizzata.
Che cosa intende dire?
Avevo misurato il suo gradimento, anche se solo in via ipotetica, a luglio del 2019, prima della crisi avviata da Salvini e che portò alla nascita del Conte 2. Allora avevo posto la domanda: “Se l’attuale governo Lega-M5s dovesse cadere, cosa sarebbe meglio per l’Italia?”.
Le risposte?
Il 50% era favorevole a nuove elezioni subito, il 14% preferiva che si formasse un nuovo governo politico e il 18% sceglieva di affidare a una personalità riconosciuta, “come ad esempio Mario Draghi”, la guida di un esecutivo tecnico. Le stesse domande, poi, le ho riformulate a gennaio.
E in questo caso?
Due opzioni – “sciogliere le Camere per andare al più presto a nuove elezioni” con il 32% e “dare un breve reincarico a Conte per un governo ponte per poi votare” con il 21% – raccoglievano il 53% delle preferenze degli italiani. Solo il 13% era favorevole a dare il reincarico a Conte per un nuovo vero governo politico, mentre l’opzione governo tecnico a guida Draghi arrivava al 22%. Sostanzialmente lo stesso gradimento di un anno e mezzo prima.
Quindi gli italiani erano più favorevoli al voto che al governo tecnico. E ora?
Effettivamente il 53% era favorevole ad andare quanto prima alle elezioni e il 22%, che comunque non è poco, esprimeva la preferenza per un governo tecnico. Ma eravamo ancora nel limbo delle ipotesi. Poi la crisi è venuta davvero e le domande tipo “E adesso cosa si fa? Chi decide? Come parliamo con l’Europa? I progetti?” sono improvvisamente diventate blocchi di granito. E dietro a loro il burrone.
Oggi si può considerare Draghi l’uomo giusto per guidare il paese in questo frangente?
Draghi è il sospiro di sollievo del paese, non può non essere considerato una soluzione vincente, visto anche il prestigio e lo spessore della persona. Però va sempre ricordata la parabola di Monti. Mettere a posto le cose in un paese in cui sono state anche proditoriamente compromesse potrebbe anche significare dover mettere mano a tagli pesanti. Sarà tra due o tre mesi impopolare?
Rispetto al 2011, però, oggi sul piatto ci sono i 209 miliardi del Next Generation Eu…
Vero. Draghi dovrà razionalizzare, tagliare, mettere a posto, ma anche investire – è l’enorme differenza rispetto a Monti, qui i soldi ci sono – senza però sprecare, come nel caso dei banchi a rotelle…
Dovrà fare i conti con aspettative altissime?
Sicuramente.
Draghi dovrebbe guidare un governo solo di tecnici o anche con figure politiche?
Questo è il problema: sotto Draghi cosa ci sarà? Un governo di tecnici ma espressione di una pacificazione politica che può portarlo magari fino alla fine della legislatura oppure un governo tecnico tout court soggetto agli umori dei partiti?
Quanto è stata apprezzata la scelta di Mattarella?
Molto, perché ha dimostrato che non si è fatto cogliere impreparato. E in conferenza stampa è stato molto efficace nel descrivere la situazione. Ha senz’altro rafforzato il suo gradimento. Nei mesi scorsi invece, non dava l’impressione di avere in mano la situazione in modo così deciso.
All’inizio è stata considerata una crisi politica incomprensibile. Oggi gli italiani come la vedono?
Se la soluzione Draghi filerà via liscia – forma il governo, si comincia a lavorare per risolvere i problemi… -, allora verrà compresa e apprezzata.
Che giudizio danno gli italiani del governo precedente?
I giudizi sono ovviamente “falsati” dall’appartenenza politica. Ma se oltre la metà voleva nuove elezioni, il giudizio era palese.
Oggi come oggi come sono distribuite le intenzioni di voto degli italiani?
Non ci sono grossi scostamenti sui valori che girano in questi giorni. Fra i piccoli partiti vorrei però segnalare, al contrario di Italia Viva, +Europa e Cambiamo! di Toti, la tendenza a salire del partito di Calenda, che sta attorno al 4%. Detto questo, fra tre mesi potrebbero essere molto diversi.
All’interno dei partiti si discute se dare l’appoggio o meno a Draghi. Una scelta che potrebbe spostare, all’insù o all’ingiù, i consensi?
Premesso che qualora scegliesse di astenersi, il centrodestra darebbe proprio l’impressione che stia consegnando Draghi al centrosinistra. E se poi Draghi facesse bene ed il centrodestra non ci fosse? Tutto il merito andrebbe al centrosinistra, che lo ha sostenuto, e che, oltre a eleggere da solo il nuovo Presidente, potrebbe anche ricostruire la propria immagine in vista delle future Politiche.
E se il centrodestra partecipasse al “governo voluto dal Presidente per salvare la Patria”?
Potrebbe 1) controllare/calmierare il centrosinistra; 2) arrogarsi parte del merito di avere salvato l’Italia; 3) far passare qualche riforma/legge di centrodestra, che non verrebbe più riformata, in quanto condivisa con il centrosinistra. Inoltre, il centrodestra, a fronte di un errore di valutazione su Draghi, potrebbe perdere veramente molto consenso rispetto ad ora, anche perché i partiti di quella coalizione sono ben al di sopra del loro nucleo naturale.
Che cosa intende dire?
La Lega per vent’anni è stata tra il 6 e l’8%, oggi vale tre volte tanto. Anche Fratelli d’Italia è ben al di là dei confini tradizionali di Alleanza nazionale. Questo è merito dei leader, si intende, ma c’entra molto anche il contesto politico in cui si muovono. Ad esempio, è palese che al centrodestra manchi l’offerta moderata che si identificava in Forza Italia e con la destra ex Dc. Se con Draghi lo scenario dovesse migliorare e nel contempo si presentasse qualcosa di solido nell’ambito dei moderati – gli scenari politici cambiano, anche radicalmente, in sei-otto mesi – Salvini e la Meloni ne uscirebbero molto ridimensionati.
E l’impatto di un mancato appoggio sui partiti del centrosinistra?
Credo che Pd e M5s alla fine daranno l’appoggio a Draghi.
Un partito di Conte potrebbe trovare un suo spazio?
Nì. Se si andasse al voto a breve, qualcosa raccoglierebbe. Ma se si arrivasse a fine legislatura, al 2023 con Draghi, di Conte si ricorderanno in pochi, tornerà a fare il professore e penso che avrà anche qualche studente in meno…
Preoccupa di più l’emergenza sanitaria o la crisi economica?
Gli italiani sono molto più preoccupati della situazione economica, con ampie oscillazioni fra i diversi settori professionali e produttivi, ci sono molti italiani, legati allo stato o al parastato, che non hanno, né avranno, nessun tipo di preoccupazione economica. Comunque, in una scala da 1 a 10, preoccupa 9, mentre l’emergenza sanitaria pesa solo 6.
(Marco Biscella)
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