I ragazzi delle nostre Comunità de l’IMPREVISTO sono la testimonianza – un poco esasperata ed appariscente – di quello che tutti sono e siamo. Della mentalità che domina il mondo in cui viviamo.
Prima di entrare in comunità e durante i primi lunghi mesi affermano che non accetteranno mai le regole, le varie limitazioni che la comunità chiede: la sospensione delle uscite, delle visite dei familiari, l’uso del telefonino o di altri social network, della musica… Ma c’è un’altra situazione rispetto alla quale davvero si ribellano, insorgono e pesantemente si arrabbiano: quando noi educatori diciamo “siete invitati a volervi bene, ad aiutarvi, a sostenervi scambievolmente, a correggervi con parole buone, adeguate, accettabili”.
“Mai, questo non lo farò mai.” E’ l’immancabile e secca risposta. “Non vorrò mai bene a nessuno; sono solo contro tutto e tutti e me la devo cavare con le mie forze”. Un ragazzo, addirittura, aggiunse: “Voler bene io ad un altro no, ma soprattutto non vorrò mai e poi mai che un altro voglia bene a me!”.
Ecco “l’uomo è lupo per l’altro uomo” – come ci insegnavano da piccoli a scuola tramite Plauto. Insomma i ragazzi teorizzano che a questo mondo ormai non è possibile volersi bene, aiutarsi, stare insieme, collaborare. Come ho già detto in altre occasioni: questo mi fa pensare ad un nuovo vasto e più drammatico paganesimo!
Occorre, ci vuole, abbiamo bisogno di esempi, di testimonianze, di uomini che sanno commuoversi, avvicinarsi, abbracciare il dolore altrui, che sappiano prendersi cura delle fragilità; accorgersi, ascoltare il gemito, il grido del mondo, il pianto che sale dalla terra. Questi i fatti e le persone che, gradualmente, permettono ai nostri ragazzi – beninteso anche a noi – di cambiare, di intraprendere un cammino di riscossa, di rinascita. Fatti e persone che servono a tutti per essere, per andare avanti, per non aver paura, per godere del dono del coraggio, della sorpresa dell’audacia senza dei quali non si può vivere.
Sì, l’esperienza, la capacità di cui più abbiamo bisogno non è il cambiamento dei meccanismi del mondo, l’acquisizione di nuovi e più sofisticati strumenti tecnologici o economici, ma del cambiamento del nostro cuore, il problema è la coscienza della dignità e della grandezza del mio cuore e della realtà tutta.
Un cuore ed uno sguardo aperto, disponibile al nuovo, all’imprevisto, commosso, lanciato verso tutto il bene che c’è nella realtà, appassionato di ogni bellezza che sprigiona dall’intimo delle cose.
Il vero e più doloroso dramma dei nostri ragazzi e di noi adulti è quello di non essere semplici e umili di fronte all’immensità del nostro cuore e alla drammatica bellezza del vivere.
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