Sono Claudio Amendola e Ciro Immobile (insieme a sua moglie Jessica), gli ospiti di questa puntata di C’è posta per te, il people show condotto da Maria De Filippi in onda oggi in prima serata su Canale 5. Non è la prima volta che l’attore romano accetta l’invito della De Filippi negli studi di C’è posta: almeno una volta, in passato, Amendola aveva fatto la sua comparsa da quelle parti, riservando una bella sorpresa alle persone comuni che in lui – in un certo momento della loro vita – avevano visto un punto di riferimento, quasi fosse uno di famiglia. E in effetti, avendo preso parte a svariatissimi prodotti per il cinema e la televisione, Claudio Amendola è un po’ uno di famiglia per tutti. Vogliamo ricordarlo nei panni del capofamiglia dei Cesaroni, la serie tv andata in onda per sei stagioni dal 2006 al 2014, e poi ancora nel film di Vanzina Amarsi un po’; come pure in Suburra, in cui – a differenza dei casi precedenti – viene presentato un ritratto di Roma, della sua Roma, sempre diverso e assolutamente particolare. Da poco sono terminate le riprese di Come un gatto in tangenziale 2, in cui – in compagnia del suo personaggio ‘coatto’ – torna a esplorare la periferia capitolina, ennesimo spaccato di una città multiforme che “si espande all’infinito”.
Ma Roma è protagonista anche di Nero a metà, la fiction di Rai1 con al centro le vicende del commissario Guerrieri che ha riscosso un buon successo tra il pubblico generalista: lo è – sottolinea – dall’Esquilino alla periferia. “Il commissario Carlo Guerrieri è piaciuto anche per il rapporto che ha con la figlia, un legame che ci fa mettere in discussione, ci fa venire i dubbi su tante cose. Guerrieri è umano, non buono, ma annusa la gente, capisce sempre chi ha davanti e crede nei valori. Non è poco”.
Claudio Amendola: “Sarei un borghese, ma ho dentro una bella romanità”
In un’intervista rilasciata il 5 ottobre a Repubblica, Claudio Amendola ammette che le sue origini hanno giocato un ruolo fondamentale nel farlo diventare chi è adesso. E non parliamo solo di quelle familiari (Amendola è figlio d’arte), ma anche e soprattutto di quelle geografiche: “Ho cominciato quando la Roma vinceva”, dichiara Claudio, “e in quegli anni vinceva anche col basket. La capitale era amata e invidiata. L’ho incarnata nella parte più verace e spontanea, ho fatto quasi sempre il bravo ragazzo romano, quello di Pronto soccorso, Amarsi un po’ e di Vacanze di Natale, messo a confronto coi ricchi viziati. Sarei un borghese ma dentro ho una bella romanità”. È per questo che prende tanto a cuore la questione politico-amministrativa della città, sostenendo addirittura di sentirsi ‘umiliato’ per come vanno le cose dalle sue parti: “Succede da anni. Prima alle critiche rispondevo arrabbiandomi, oggi so che alcune purtroppo sono vere […]. La verità è che l’amministrazione è pessima. Abbiamo importato il peggio, sente gli accenti dei politici? Amo questa città, ma vediamo quanti romani sono rimasti”. L’auspicio, dal suo punto di vista, è che la situazione si risollevi con l’elezione del nuovo sindaco.