La procura di Roma sta indagando nei confronti di un professore di matematica dell’istituto scolastico Jean Jaques Rousseau, a seguito di un caso di suicidio risalente al luglio del 2019, quando un alunno di 17 anni si era tolto la vita. Gli inquirenti, come scrive l’edizione online del quotidiano IlMessaggero, stanno cercando di capire se vi siano gli estremi per l’istigazione al suicidio e maltrattamenti dopo il gesto compiuto. Il professore indagato è andato in pensione l’anno scorso, ed era già stato “attenzionato” dalla direzione scolastica dopo che erano arrivate delle segnalazioni circa alcuni attriti fra lo stesso insegnante, il ragazzo suicidio e la sua famiglia, definite però dallo stesso docente un “equivoco”.
Gli studenti del Rousseau lo descrivono come un personaggio strano: «Per noi – le parole di un amico del ragazzo suicida – era strano, il suo comportamento non era come quello degli altri prof. Era come se avesse una maschera. Perché si mostrava gentile e si capiva che era forzato. Non ha mai raccontato nulla di personale, della sua vita. Non l’ho mai visto neanche prendere un caffè con un collega. Era sempre da solo. Insieme ai miei amici lo chiamavamo “l’uomo ombra”. Ci scherzavamo anche. Oggi dopo quello che è accaduto però, mi rendo conto che bisognava prestare maggiore attenzione».
SUICIDIO AL ROUSSEAU DI ROMA, GLI ALUNNI: “IL PROF ERA UN PO’ STRANO”
L’amico ha aggiunto, parlando dello studente che ha deciso di farla finita: «Si capiva che soffriva, mi aveva raccontato del prof ma non credevo che fosse arrivato al limite. Cercavo di tranquillizzarlo perché anche io andavo male in matematica. Ammetto ora di essere stato superficiale. C’era dell’altro, non era solo una questione di voti bassi. E sapevo che aveva molti problemi pure con i compagni. Non si sentiva molto accettato, anzi. Questa è la verità». Così invece un’ex studentessa: «Il clima con lui in classe era sempre molto strano perché non sapevamo mai cosa avrebbe potuto dire o fare. Il fatto è che trattava in modo molto diverso le ragazze dai compagni. Aveva certo un occhio di riguardo. Ma è anche vero che tutti sapevamo che era “particolare”. E come gli altri, abbiamo sottovalutato la situazione del nostro amico. Di questo siamo davvero dispiaciuti. Forse potevamo salvarlo». Sul caso si era attivata fin da subito la preside Rossella Di Giuseppe, a seguito anche di una segnalazione degli alunni dello studente che avevano chiesto spiegazioni dopo una nota apparsa sul registra elettronico a firma del prof di cui sopra, in cui si leggeva: «Con i suoi fogli inutili alla lavagna si è esibito in una prova nella quale sarebbe rimasto fulminato e schiantato da chiunque avesse almeno cinque anni di età».