L’effetto fiducia sull’Italia suscitato dall’incarico a Draghi è stato imponente. La Borsa ha fatto un balzo in su, l’attribuzione di rischio al debito italiano uno in giù. Ora è importante per l’economia italiana che tale effetto continui nei prossimi mesi, tenendo bassa la percezione di un “rischio Italia” da parte degli attori del mercato nazionale e internazionale. Se riuscisse, l’effetto fiducia scongelerebbe gli investimenti e consumi privati rendendo più rapida e robusta la ripresa.
Al momento la previsione del rimbalzo del Pil 2021 è di un deludente 3,5% a fronte di una caduta di quello 2020 tra il 9 e 10%. Ma il potenziale teorico di rimbalzo dell’Italia è molto più elevato, tra il 7 e l’8%. L’approssimarlo dipende più dall’attivazione rapida di investimenti privati che dai pur importanti 209 miliardi dei fondi europei: questi saranno disponibili verso fine anno, a parte un piccolo anticipo in primavera, e spalmati fino al 2026.
Sarà infatti la dinamica del libero mercato che deciderà quante imprese vivranno e quanta occupazione verrà mantenuta. Per tale dinamica servono alcuni fattori di produzione dell’ottimismo. Esterni: il mercato deve percepire che Ue e Bce sostengono l’Italia perché questa è convergente e non divergente. Interni: organizzazione efficiente della vaccinazione, allocazione della spesa d’emergenza dove veramente serve, più stimoli fiscali e meno assistenzialismo ove non necessario. Il Governo Draghi promette di soddisfare il requisito di fiducia sull’Italia ad ambedue i livelli. Ma ha bisogno di una maggioranza parlamentare. Al momento la si intravede, ma i partiti non hanno gradito la sospensione delle loro prerogative imposta dal Quirinale e cercheranno di affermarle alla prima occasione.
Questo è un rischio per l’economia. Per mitigarlo, ai partiti va detto che per l’Italia non ci sono tanti modi per uscire dalla crisi, ma solo uno: molto tecnico e per questo molto politico.
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