La possibilità di utilizzare la lattoferrina nella lotta contro il Covid era già stata segnalata nelle scorse settimane al quotidiano “La Repubblica” da Carmine Cavaliere, pneumologo che ha lavorato per 30 anni all’ospedale “Cardarelli” di Napoli ed è il presidente dell’associazione di tutela degli ammalati. “Non è una battaglia personale – ha asserito l’esperto –, si tratta semmai di valutare gli eventuali effetti positivi di questa molecola. Io ci credo, ma la mia fede non basta. E un ulteriore studio clinico potrebbe chiarire se serve o no”.
Secondo Cavaliere, la lattoferrina “potrebbe migliorare la prognosi e contenere il virus, limitandone i danni. La lattoferrina è una proteina prodotta dai neutrofili in grande quantità in epoca neonatale, durante la quale svolge un ruolo protettivo contro le infezioni. Nel corso della vita, l’organismo ne produce sempre meno, perciò somministrandola si potenzia il sistema immunitario e si promuove un’azione antinfiammatoria dovuta al sequestro di ferro libero, nocivo per le cellule“. Per validare la tesi servono grandi numeri, è ovvio, ma fino ad oggi “nessuno dei pazienti arruolati nello studio ha avuto necessità di ricovero, mentre i tempi di negativizzazione del tampone si sono ridotti di molto rispetto alla media. E poi non è stato registrato alcun decesso o aggravamento”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
LATTOFERRINA CONTRO COVID, STUDIO ITALIANO
Potrebbe palesarsi all’orizzonte una nuova arma contro il covid, precisamente la lattoferrina, glicoproteina presente in varie secrezioni dell’uomo, fra cui il latte materno. Al momento è stato pubblicato uno studio tutto italiano sulla rivista Nutriens, che il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, commenta così: “I risultati sono molto interessanti e incoraggianti perché ci dimostrano che il trattamento preventivo con lattoferrina non solo ha migliorato la risposta immunitaria antivirale con effetti moderati contro l’infezione da Sars-CoV-2 ma, soprattutto, ha modulato positivamente la produzione di citochine innescata dal virus nelle cellule intestinali, la famosa ‘tempesta citochinica’. In altre parole, ha modulato positivamente la risposta infiammatoria che deriva dall’infezione virale e ha parzialmente inibito l’infezione e la replicazione del virus, oltre a proteggere le cellule intestinali dall’infezione da Sars-CoV-2 in vitro”. Pregliasco ha spiegato che attraverso questo primissimo studio si è potuto vedere come agisce la lattoferrina: “Ha dimostrato di ridurre l’espressione di alcune citochine tra le quali l’interleuchina-6, che sono coinvolte in quella che è la risposta immunitaria in particolare della tempesta citochinica del Covid. Inoltre, la ricerca conferma l’azione immuno-modulante della lattoferrina che regola la produzione di mediatori dell’infiammazione nel corso di infezioni. Non solo, lo studio ha anche dimostrato che la lattoferrina ha ridotto in modo significativo l’espressione di geni antivirali e ha protetto le cellule intestinali dall’infezione Sars-CoV-2, arrivando ad una parziale battuta d’arresto della replicazione virale”.
LATTOFERRINA VS COVID, PREGLIASCO: “POTREBBE ESSERE USATO COME ADIUVANTE”
Durante lo studio sulla lattoferrina è stato isolato il covid da un paziente presso l’Unità di Microbiologia dell’ospedale Universitario di Padova, con l’obiettivo di capire come la molecola abbia un impatto sulla prevenzione e il contrasto dell’infezione in alcune cellule intestinali, fra i bersagli del covid nel replicarsi. In seguito si è cercato di studiare come agisse la glicoproteina nei confronti del virus attraverso due diversi modelli: “In entrambi i modelli – ha aggiunto e concluso Pregliasco – si sono andati a valutare gli effetti protettivi della lattoferrina contro l’infezione Sars-CoV-2, osservandone lo sviluppo come indicatore della ‘forza’ preventiva della lattoferrina e monitorando le risposte immunitarie antivirali. Elementi che aprono la possibilità anche in questo senso di andare oltre per poter confermare l’opportunità dell’uso della lattoferrina come un adiuvante nell’azione immunitaria anche per altri agenti batterici e infettivi”.