È uscito dal Movimento 5Stelle il giorno in cui Mario Draghi è stato incaricato da Mattarella per formare il nuovo Governo, come segno evidente del fallimento totale della “campagna acquisti” sui presunti “responsabili” per formare il Conte-3: è Emilio Carelli, giornalista fondatore tanto del Tg5 quando di Sky Tg24, ma entrato nelle file del M5s con le Elezioni Politiche del 4 marzo 2018. Tra le voci più autorevoli ascoltate da Di Maio, Fico e Grillo, Carelli ha denunciato la “perdita d’anima” del suo partito, decidendo di aprire un gruppo di orientamento centrodestra (Centro Popolare Italiano) interno al Parlamento che possa raccogliere eventuali altri delusi come lui del “nuovo” M5s.
Oggi a ‘La Verità’ è lo stesso giornalista a raccontare nel dettaglio i motivi di quello strappo divenuto “simbolico” perché dichiarò in sostanza fallita l’operazione responsabili in Parlamento: «Ho visto la prima versione del Recovery fund, estremamente lacunoso e raccogliticcio. Ho assistito alla caccia ai responsabili, un mercato in cui li andavano a pescare uno per uno. Episodi poco edificanti, diciamo così. Una deriva che contraddice i principi e i valori del Movimento». Ma il disagio di Carelli per il suo ormai ex partito aveva origine da più lontano: «competenza e capacità non contavano più nulla, nessuno mi ascoltava», lamenta il deputato ex grillino, «solo dogmi e veti, hanno perso l’anima».
L’EX M5S: “DRAGHI NON ACCETTERÀ CONDIZIONI DI GRILLO”
In merito alla situazione attuale, con un Conte-ter mai nato e un Governo Draghi in rampa di lancio, Emilio Carelli rivendica temi e proposte che ora vengono in qualche modo “legittimate” dalla convergenza sull’ex Governatore Bce di Grillo, Di Maio e Crimi: «quello di Beppe non è un voltafaccia, semplicemente ha preso consapevolezza di essere alla guida della prima forza politica in Parlamento. Si deve assumere la responsabilità di governa. È il percorso che ho caldeggiato tantissimo in questi tre anni», non riuscendoci però. Secondo l’ex direttore di Sky Tg24 i 5Stelle stanno tentando di imporre dei paletti al programma di Draghi, ma non vi riusciranno: «non penso che Draghi accetterà condizioni da Grillo. Diciamo che alcune bandiere vanno riformate. Come il reddito cittadinanza, che pur nei suoi lati positivi, si è rivelato inadeguato».
Ma non solo RdC, anche sul tema giustizia il M5s dovrebbe “maturare”: «una riforma della giustizia da scrivere tutti insieme. Trovando il compromesso tra l’esigenza di accorciare i tempi di processi garantendo la certezza della pena». Per Emilio Carelli, in ultima analisi, la rovina del M5s non va ricercata tanto nei leader avuti – anzi, Di Maio viene difeso dall’ex grillino per aver tentato di «salvare l’anima del M5s» – piuttosto nella scarsità di cultura politica: «M5s rovinato dal basso livello culturale di molti parlamentari. E la mancanza di cultura di governo. I valori della moderazione c’erano nella campagna elettorale 2018: credibilità, affidabilità, competenza, inclusione. E io speravo che i cinque- stelle li traducessero in comportamenti pratici. Invece…».