La conferma di Roberto Speranza ministro della Salute nel governo Draghi non è scontata. In questi giorni nel totoministri stanno rimbalzando i nomi di diversi esperti e virologi per un incarico alla guida del dicastero del Lungotevere Ripa. Tra i più gettonati Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, nonché docente di Microbiologia nell’ateneo cittadini. «Non mi hanno chiesto di fare il ministro della Salute né ufficialmente né ufficiosamente. Non ho ricevuto nessuna chiamata. È un’invenzione della stampa che si esercita a indovinare», commenta all’AdnKronos. Ma quando gli viene chiesto se lo farebbe, Crisanti non lo esclude: «Non lo so. Ci penso, mi esercito. Suvvia, chi non lo farebbe?». Sarebbe disponibile anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, che a Un giorno da pecora su Rai Radio1 ha dichiarato: «Chi lo sa, non credo però che si ponga il problema. Secondo me la sanità deve essere in mano ai politici per seguire gli obiettivi di salute che richiede i propri elettori».
Sicuro di dire no nel caso in cui lo chiamassero Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale del capoluogo lombardo. «Spero proprio che non lo faccia. Io non credo di essere particolarmente adatto, io so fare altre cose». Il motivo è semplice: serve continuità, quindi Galli eviterebbe «lunghi periodi in cui qualcuno deve imparare da capo cosa fare, che è un problema di tutti i tecnici che io conosco, o quasi». Per Galli non è necessario che il ministro della Salute sia un tecnico, ma è importante che invece riceva consigli dagli esperti. Non si esprime Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova: «Ho i miei progetti su cui sto lavorando, poi se ci fosse da dare una mano potrei darla. In che forma e in modo è tutto da valutare». (agg. di Silvana Palazzo)
GOVERNO DRAGHI, TOTOMINISTRI E NOMI
Potrebbe volerci qualche giorno in più per formare la nuova squadra di Governo che Mario Draghi presenterà al Presidente Mattarella entro la fine di questa settimana: potrebbe attendere giovedì per ufficializzare la lista dei Ministri, aspettando così la fine delle votazioni M5s sulla piattaforma Rousseau proprio sull’adesione o meno al Governo Draghi. Il “totoministri” intanto impazza e dovrebbe vedere confermata la linea – ricostruita da quel poco trapelato dalle consultazioni alla Camera – sui 20 nomi scelti di cui 8 “tecnici” e 12 “politici”.
In questo modo il “peso” dei singoli partiti che dovrebbero sostenere Draghi verrebbe mantenuto, tenendo però i ruoli “chiave” in mano alle direttive del nuovo inquilino di Palazzo Chigi: 3 a M5s, 2 a Pd, Forza Italia e Lega, uno per Italia Viva e Leu, un dicastero potrebbe anche essere concesso a Azione-Più Europa con Carlo Calenda principale “imputato” a farne parte. Di contro, Draghi “terrebbe” sul fronte tecnico i ministeri economici – Mef, Sviluppo Economico, Infrastrutture – ma anche i dicasteri come Esteri, Interno, Difesa e Giustizia. Confermata al Viminale dovrebbe essere Luciana Lamorgese, in alternativa Lamberto Giannini, prefetto e grande esperto di terrorismo. Chi conosce bene Mario Draghi ha spiegato in questi giorni come la squadra di Governo potrebbe avere una rosa molto ampia di presenza femminile: e allora Elisabetta Belloni sarebbe pronta per il Ministero degli Esteri (alternativa l’ex vice Farnesina sotto il Governo Letta Marta Dassù), Paola Severino o Marta Cartabia per la Giustizia, Lucrezia Reichlin all?Economia. Per il ruolo del Mef in “corsa” nel totoministri anche Dario Scannapieco (BEI), Carlo Cottarelli o Vittorio Colao.
I MINISTRI LASCIATI AI PARTITI
La componente dei partiti rimarrebbe invece “ridotta” a ruoli di non primissimo piano e senza la presenza dei leader per evitare il “veto incrociato” nel già complicato processo di ricostruzione del Paese dopo la pandemia Covid: in quota Pd potrebbero trovare spazio nel nuovo Consiglio dei Ministri Lorenzo Guerini (Difesa), Dario Franceschini (Cultura) e Andrea Orlando, per la Lega invece i nomi potrebbero essere quelli di Giancarlo Giorgetti e Gian Marco Centinaio. Per Forza Italia invece avanzano le quotazioni di Antonio Tajani e Mara Carfagna (Pari Opportunità), Ettore Rosato (Italia Viva), Roberto Speranza (LeU): incognita rimane il M5s, ma qualora il voto su Rousseau confermasse l’appoggio indicato dal leader Beppe Grillo ecco che i nomi di Stefano Patuanelli, Stefano Buffagni e Luigi Di Maio potrebbero trovare posto in CdM.
Centrale sarà la figura del sottosegretario a Palazzo Chigi per collaborare con sponda politica con il Presidente Draghi: si fanno i nomi di Daniele Franco, direttore generale della Banca d’Italia, Luisa Torchia (giurista allieva di Sabino Cassese) o Luigi Carbone (capo di gabinetto al Ministero dell’Economia). Spazio ai partiti per i Ministeri di Ambiente, Pari Opportunità, Innovazione e forse anche Lavoro. di certo sarà “politica” la guida dell’Istruzione, ruolo però considerato fondamentale dal Premier incaricato Draghi che sulla scuola punta molto del rilancio del Paese. I totoministri che si sono fatti finora vedono Patrizio Bianchi (ex assessore in Emilia-Romagna), in alternativa l’attuale vice Miur Anna Ascani (Partito Democratico).