Dal nuovo governo Draghi al Partito Democratico, Rosy Bindi a tutto tondo ai microfoni de Il Fatto Quotidiano. L’ex ministro della Salute ha giudicato positivamente il possibile arrivo a Palazzo Chigi dell’ex presidente della Bce, definito «l’uomo giusto», ma lei avrebbe dato un’altra possibilità a Giuseppe Conte: «Se è vero che qualche carenza c’è stata, è indubitabile che contro di lui si è scatenata la guerra. E mi incuriosisce il fatto che Matteo Renzi oggi riesca a dire, abbastanza impunemente, di aver aperto la strada a Draghi. Lui l’ha chiusa a Conte. Il suo obiettivo era Conte. Stop».
Rosy Bindi si è dunque schierata al fianco del giurista in quota Movimento 5 Stelle, rimarcando poco dopo: «Spero davvero che Conte possa essere candidato a Siena, che è il mio collegio. È una risorsa che non va sprecata. Sono inaccettabili le osservazioni da chi si è fatto paracadutare in Lombardia (la Bonafè ndr) o addirittura a Bolzano (la Boschi ndr)».
ROSY BINDI: “IL PD NON UN’IDENTITÀ”
Terminato l’elogio a Giuseppe Conte, Rosy Bindi si è soffermata sul suo Partito Democratico, del quale è stata presidente dal 2009 al 2013. Il giudizio è severo: i dem non hanno anima, vitalità, carattere e presenza. «Bisogna avere l’umiltà di ammetterlo», ha messo in risalto la 70enne: «C’è bisogno di trovare nella società nuove idee e nuove persone, raccogliere la spinta che ora sembra mancare». Una stroncatura netta, dunque, per il segretario Nicola Zingaretti: «Zingaretti è una brava persona, ma le crude parole di Lucio Caracciolo sono quelle che più si avvicinano purtroppo alla realtà: “Un’accozzaglia di avanzi di partiti”. Io non ho rinnovato la tessera, non lo sento più mio».