E’ Massimo Garavaglia il nuovo Ministro del Turismo che comporrà il nuovo Governo Draghi. Il suo nome compare nella lista dei nuovi ministri presentata oggi, in attesa del giuramento che avverrà domani alle 12. Garavaglia, classe 1968, ha 52 anni ed è nato a Cuggiono anche se vive a Marcallo con Casone, in provincia di Milano. Proprio nel suo Comune di residenza ha ricoperto la carica di primo cittadino per due mandati, dal 1999 al 2009, ed è stato membro di vari consigli di amministrazione, tra cui quello di CoNord, dell’Aifa e di CdP.
Nel 2006 è stato eletto alla Camera dei deputati nelle liste della Lega Nord mentre nel 2008 è stato eletto al Senato in Lombardia, diventando il senatore più giovane in Italia. Ha ricoperto il ruolo di Vicepresidente della Commissione Bilancio del Senato ed è stato Presidente della Commissione Economia del Parlamento del Nord. Tra i suoi ruoli politici di primo livello, anche quello di Viceministro dell’Economia nel Governo Conte I. In piena crisi politica, nelle passate settimane Garavaglia, come riferisce Il Foglio, aveva detto la sua sull’ipotesi Draghi sostenendo: “Draghi è un nome eccellente, ha una storia di tutto rispetto e presto o tardi potrà tornare a fare molto per il proprio paese”.
MASSIMO GARAVAGLIA NEO MINISTRO DEL TURISMO: CHI È
Il neo ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, si lascia alle spalle alcuni procedimenti giudiziari che lo videro coinvolto in passato. Era il 2015 quando fu indagato per turbativa d’asta nell’inchiesta che portò all’arresto dell’allora vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani. Come rammenta Il Fatto Quotidiano Online, Garavaglia in qualità di ex assessore lombardo all’Economia fu accusato di turbativa d’asta per una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate. Per il politico leghista il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 2 anni ma nel luglio del 2019 è giunta la sua assoluzione per non aver commesso il fatto. All’epoca l’inchiesta fu molto criticata dal leader del Carroccio, Matteo Salvini, che aveva parlato di “processo basato su aria fritta”. Nell’ambito della medesima inchiesta Mantovani fu invece condannato a 5 anni e sei mesi.