E’ sulla bocca di tutti che il settore del turismo stia passando uno dei momenti più drammatici e bui a causa della crisi economica dovuta alla pandemia. La situazione è generalizzata a livello mondiale, ma il Governo italiano pare aver fatto di tutto nell’ultimo anno per mettere in ginocchio gli operatori turistici e tutto l’indotto, come documentato quotidianamente sulle pagine de IlSussidiario.
Nessun intervento significativo a livello di sostegno economico, assenza di regolamenti condivisi, tanta burocrazia e poche soluzioni. Archiviato il Conte-2 che vedeva Dario Franceschini (Pd) al timone del Turismo, con il governo Draghi, che ha giurato ieri, si chiede alla politica un cambio di marcia. E, dalle prime dichiarazioni e decisioni, pare di capire che il nuovo premier abbia inserito tra le proprie priorità per il rilancio dell’Italia proprio il settore turistico a cui ha dedicato un ministero che sarà guidato da Massimo Garavaglia della Lega. Per capire quali devono essere i primi passi che dovrà fare il nuovo esecutivo per frenare la crisi del settore e per innestare una ripresa che non può più aspettare, abbiamo intervistato Gian Marco Centinaio, già ministro con delega a Turismo e Agricoltura, una vita passata nell’industria dell’ospitalità, come direttore commerciale del Club Med e come assessore e vicesindaco della sua città, Pavia, con in tasca una laurea in Scienze politiche e la tessera del Carroccio.
La Lega al Governo insieme a Pd e Cinquestelle: non sembra fantapolitica?
Salvini ha fatto bene: bisognava esserci. Si trattava di partecipare al posto giusto, al momento giusto.
In una formazione retta dal banchiere per antonomasia, a lungo bersaglio dei sovranisti di mezz’Europa?
Proprio Draghi è la persona giusta in questo contesto, visto che la politica sembrava non essere più in grado di pilotare in maniera scura e spedita.
Senatore, come giudica i tecnici scelti da Draghi?
Ehm… bravissimi, tutti bravissimi…
E in generale, la squadra? È un Governo di competenti e costruttori?
Sono sicuro che farà bene.
Parliamo di turismo. Finalmente c’è un ministero dedicato, e non più in duplex con la Cultura o qualcos’altro, no?
Questo è vero. Arriviamo dall’esperienza di Franceschini, che di turismo non sa e non gliene frega nemmeno. Stiamo pagando caro quel famoso referendum del 1993, che con il 76,88% dei voti decretò l’abrogazione del ministero competente, avvalorando la tesi sbagliatissima che il turismo poteva benissimo farcela da solo. E poi è arrivato il Titolo V della Costituzione, che nella riforma del 2001 ha reso il turismo una materia di competenza esclusiva delle Regioni. Noi abbiamo in programma, alla prossima proposta di modifiche costituzionali, di presentare una radicale modifica.
Adesso arriva però il dicastero autonomo, previsto con portafoglio, che sarà preceduto da una fase di gestazione definita “iniziative per il turismo”.
Era ora. Speriamo che si possa fare tutto quello che non è stato fatto finora, con le risorse necessarie. Perché se penso al mitico bonus vacanze o alle minutaglie dei decreti ristori mi sembra chiaro il disinteresse rivelato finora per un settore che vale ben più di un 13% di Pil e che da lavoro diretto a 4 milioni di cittadini. Confido che il premier Draghi vorrà mantenere fede alle promesse fatte al comparto, che nutre così tante aspettative.
Si possono riassumere, queste aspettative?
Si tratta di tarare, ad esempio, la ripartizione delle risorse previste dal Recovery Fund: è evidente che gli 8 miliardi stabiliti per Turismo e Cultura insieme sono ridicoli. Il Turismo, da solo, dovrebbe contare almeno su dieci miliardi. C’è poi il problema dei ristori, che andrebbero bilanciati sui fatturati del periodo precedente la crisi. E resta in campo ancora la richiesta già avanzata da noi e praticamente da tutte le associazioni di rappresentanza del turismo per la dichiarazione dello stato di crisi, che consentirebbe di mobilitare risorse più consistenti.
Il neoministro Massimo Garavaglia, che non ha mai avuto esperienze con l’industria del turismo, saprà raggiungere questi obiettivi?
Lo spero, magari anche con un lavoro di squadra. Non è sicuramente un percorso facile, ma tutti noi siamo pronti a dare il nostro contributo di volontà e competenze.
(Alberto Beggiolini)
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