Matteo Salvini si oppone alla proposta di lockdown totale lanciata di Walter Ricciardi nelle ultime ore. «Non ci sta che un consulente del ministero della Salute si alzi una domenica mattina e senza dire nulla al ministro parli di lockdown totale. La gente più lavora e meno parla meglio è. Vogliono chiudere gli italiani un’altra volta?», ha dichiarato il leader della Lega a “Mezz’ora in più” su Rai3. «Io mi fido di medici e scienziati, ma non mi va bene che dica che bisogna chiudere tutto e poi ne deve parlare col ministro. C’è il premier? Prima di terrorizzare gli italiani fai il favore di parlarne con lui». Secondo Salvini, inoltre, bisogna trovare un altro sistema: «Non possono dire dieci cose diverse». E bisogna anche cambiare qualcosa a livello di comunicazione: «C’è voglia di normalità, gli italiani non possono stare più attaccati alla televisione il sabato sera per capire se andranno in ufficio».
Matteo Salvini a tal proposito ha citato il “codice Draghi”, secondo cui bisogna ridurre le dichiarazioni e aumentare le riunioni. «Se mi atterrò? Noi ci riuniamo oggi, ho rotto le scatole ai tre ministri leghisti di domenica pomeriggio. Io quando ho qualcosa da dire parlo, quando ho qualcosa da suggerire lo faccio».
SALVINI AVVERTE SPERANZA E LAMORGESE
Riguardo il parere del Comitato tecnico scientifico (Cts) contro la riapertura degli impianti di sci, Matteo Salvini a “Mezz’ora in più” ha contestato questa retromarcia: «Stanno dicendo l’esatto contrario di quanto detto la settimana scorsa. Si metta nei panni degli imprenditori, che domani avrebbero dovuto riaprire». Quello che, dunque, chiede al ministro della Salute Roberto Speranza e agli scienziati è organizzazione e pianificazione: «Non si può aprire e chiudere». Il leader della Lega, inoltre, ha smentito la volontà di chiedere le dimissioni del ministro: «Hanno fatto disfatto tutto a sinistra con M5s». Invece sugli altri ministri scelti: «I tecnici non li conosco, li giudicherò dai fatti. Ma alcune riconferme mi stupiscono, da Speranza a Lamorgese. Noi chiederemo un cambio di passo, rispetto le scelte e spero che a livello di squadra si cambi e si ascolti di più. Non è possibile che siano triplicati gli sbarchi irregolari in Italia. Non chiedo politiche sovraniste, chiedo che si faccia quello che fanno gli altri. E ne ho parlato con Draghi, penso che lui abbia l’autorevolezza per ottenere dall’Europa quello che non è riuscito a ottenere Conte».
A tal proposito, Matteo Salvini ha ribadito di non aver chiesto ministri al premier Mario Draghi, ma un ministero dedicato alla Disabilità e al Turismo. Ha poi avuto anche quello allo Sviluppo economico, quest’ultimo affidato a Giancarlo Giorgetti: «Non ci occupiamo solo del nord. C’è il problema dell’Ilva, quello è uno dei temi che avrebbe dovuto seguire Arcuri. Quel problema lo risolvi dando lavoro e usando quei soldi per le bonifiche. Il lavoro all’Ilva, ad esempio, lo dai partendo con i lavori per il ponte sullo Stretto, che assorbe per diversi anni tutto l’acciaio prodotto a Taranto. Quindi bonifiche e lavoro».
MATTEO SALVINI E GLI EQUILIBRI A DESTRA
Nessuna rivalità, comunque, con Giancarlo Giorgetti: «Non siamo una famiglia, ma sicuramente una comunità. Io penso sia stata la scelta giusta». Riguardo la sua scelta di dire sì al governo di unità nazionale e quindi europeista: «Ho chiesto di sospendere le regole dell’austerità, dei tagli, le strette di bilancio. Mi è stato detto di sì e mi fido. Se cambiano le regole europee, se l’Italia può essere protagonista in Europa e se i miliardi che arrivano verranno spesi per costruire, e io potrò essere nelle stanze dove si decide come spenderli, per me ne vale la pena. Non ho fatto una scelta partitica».
Matteo Salvini ha poi difeso la flat tax, ma anche precisato: «A me basta l’impegno a non inserire nuove tasse e ad abbassare quelle esistenti. Non sarà una rivoluzione fiscale, ma è già un risultato. Si parte tagliando l’Irpef. Non si arriverà al 15%? Lo farà il governo successivo». Salvini ha parlato degli equilibri nel centrodestra e del rapporto con Giorgia Meloni: «La rispetto e stimo, e rispetto la sua scelta. Visto che a votare non ci mandavano, la scelta era tra lasciare la sinistra al governo o portare una ventata di libertà», la replica del leader della Lega. Riguardo una unione con Forza Italia nel Ppe: «Nessuna cosa di simile all’ordine del giorno».