I Draghi li abbiamo visti volare avendo sul dorso giovani eroi, sputare fiamme dalla bocca, fare prove di forza stupefacenti, dimostrare un’eccezionale tenerezza nonostante l’apparenza, ma non li abbiamo mai visti fare miracoli. Dalla prossima settimana, pur lasciando alcuni giorni per l’insediamento del Governo e la presa di possesso dei vari ministeri, non possiamo pensare che i treni arrivino tutti in orario, scompaiano le liste di attesa nella sanità, gli italiani non gettano più i rifiuti in strada, ecc. I molti problemi che affliggono il nostro Paese saranno ancora lì e avranno bisogno di impegno e di profonde riforme e le riforme insieme alle idee viaggiano sulle gambe degli uomini.
Naturalmente Draghi ha competenze e capacità per affrontare la situazione, però non dimentichiamo che il Parlamento è lo stesso di prima e le leggi di riforma devono essere votate. La burocrazia italiana è lentissima e l’efficienza della nostra macchina amministrativa è quella che è. Oltre l’emergenza sanitaria quella del lavoro deve essere al centro dell’attività del nuovo Governo. I dati di questi giorni, che riportano la perdita di oltre 400.000 posti di lavoro nonostante il blocco dei licenziamenti, evidenziano che se non si prendono le misure necessarie la crisi economica rischia di avvitarsi ancora di più.
Le sostanziose risorse europee del Piano nazionale di ripresa e resilienza non saranno spese domani, il Piano deve essere ancora scritto e approvato dall’Europa, i primi effetti si vedranno forse dal prossimo anno. Le urgenze quindi rimarranno tali se non si avvia almeno una parziale ripresa. Va da sé che è necessario dare priorità alla campagna vaccinale che, se resa più veloce (dosi permettendo), consentirebbe il recupero di una certa normalità nella vita quotidiana delle persone, a cominciare dalla scuola e dal mondo del lavoro. Se solo banalmente pensiamo all’occupazione diretta e indiretta di bar e ristoranti nelle grandi città le persone coinvolte sono moltissime.
Dobbiamo però pensare al futuro, occorre rispondere alle cosiddette transizioni gemelle, quella ecologica e quella digitale. Quindi non solo le risorse del Pnrr, ma anche quelle provenienti dalle altre fonti, nazionali ed europee, devono essere indirizzate a favore di queste transizioni.
Se i Draghi non possono far miracoli, il Pnrr non sarà la panacea di tutti i mali. Per quanto le risorse previste siano molte e si potranno certamente fare tante cose, quest’ultime saranno opere e attività considerate prioritarie, mentre rimarranno a carico delle molte amministrazioni locali azioni che i cittadini vivranno in maniera più diretta.
Al centro dell’attenzione deve esserci il lavoro, le lavoratrici e i lavoratori, giovani e adulti, così come hanno ribadito Cgil, Cisl, Uil, durante l’incontro con il nuovo ministro del Lavoro, prorogando la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti fino al termine dell’emergenza sanitaria e riconoscendo “ristori” anche ai lavoratori atipici e precari. L’obiettivo deve essere quello di creare numerosa e sana occupazione, per qualsiasi attività o decisione che si mette in cantiere. In contemporanea c’è bisogno di riqualificare e/o accompagnare le persone verso nuove competenze. Come sindacato sono anni che invochiamo l’avvio di politiche attive del lavoro che in questo momento si rivelano ancor più urgenti. Se la pandemia ha fatto da acceleratore a esperienze come il lavoro agile, riteniamo ancor più urgente accelerare l’implementazione delle politiche attive, superando le frammentazioni e le diversità di approccio tra amministrazione centrale e livelli regionali.
In sintesi, occorre creare velocemente le condizioni affinché le imprese e le persone possano esprimere le loro potenzialità, dando un quadro di certezze normative e sfruttando al meglio le risorse economiche già disponibili e migliorando la funzionalità e l’efficacia sia della Pubblica amministrazione che del settore privato. Lo stesso Pnrr produrrà maggiori e migliori effetti se troverà condizioni di partenza favorevoli.
Sicuramente un grande accordo tra le parti sociali, creando un nuovo clima di fiducia e affermando responsabilità e coinvolgimento reciproco, potrebbe facilitare la definizione e l’implementazione delle riforme collegate al Pnrr e velocizzare l’utilizzo delle risorse. Dimostriamo all’Europa che l’Italia sta remando unita nella stessa direzione, guadagnando quella affidabilità che spesso compromettiamo da soli.
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