Alex Schwazer è stato vittima di un complotto. Non è più solo un sospetto: l’atleta non deve finire sotto processo per doping, semplicemente perché non era dopato. Lo ha dichiarato il gip di Bolzano Walter Pelino, che – come riportato dal Corriere della Sera – oggi ha depositato l’atto con cui ha accolto la richiesta di archiviazione per il marciatore italiano, che era stata avanzata due mesi e mezzo fa dal pm Giancarlo Bramante. Una sentenza esplosiva per l’oro olimpico a Pechino 2008, che però solo in piccola parte gli rende giustizia dopo 5 anni di battaglie. L’incubo per l’atleta altoatesino cominciò nel 2016 quando fu fermato dopo un controllo a sorpresa a Racines dall’allora Iaaf. Fu squalificato per 8 anni con l’accusa di aver fatto uso di testosterone alla vigilia dei Giochi di Rio de Janeiro, a cui quindi dovette rinunciare. Al suo fianco il professor Sandro Donato, considerato paladino anti doping: l’allenatore ha sempre urlato all’innocenza del suo assistito nella convinzione che qualcuno avesse manipolato le provette delle urine per incastrare il marciatore.
Il gip di Bolzano ha accolto la tesi difensiva, contenuta nella mole di documenti che Giampietro Lago, colonnello del Ris di Parma e consulente di fiducia di Alex Schwazer, ha consegnato al tribunale di Bolzano tra il 2018 e 2020. La procura di Bolzano comunque continuerà a lavorare al caso, avendo aperto un fascicolo contro ignoti in merito alla manipolazione delle provette del marciatore.
CASO SCHWAZER, GIP CONTRO WADA E IAAF
La chiave di volta è stata l’abnorme concentrazione di Dna nelle urine del marciatore. Una concentrazione «da alieni», che non poteva essere giustificata fisiologicamente con un super allenamento, anche perché in questo caso i valori si riducono, né con qualche patologia, comunque mai sofferta da Alex Schwazer nel periodo preso in esame. La spiegazione poteva essere solo una: la manomissione delle provette, in particolare quella del contenitore B che il laboratorio di Colonia non voleva consegnare al colonnello Giampietro Lago. A tal proposito, il gip spiega che «la catena di custodia dei reperti in perizia è di fatto del tutto evanescente» ed evidenzia in modo duro l’ostruzionismo di Wada e Iaaf: «Hanno operato in maniera totalmente autoreferenziale non tollerando controlli dall’esterno fino al punto di produrre dichiarazioni false». Inoltre, sottolinea che «la manipolazione delle provette che lo scrivente ritiene provata con altro grado dio probabilità razionale, avrebbe potuto avvenire in qualsiasi momento a Stoccarda come a Colonia, ove si è dimostrato esservi provette non sigillate dunque agevolmente utilizzabili alla bisogna».
ALEX SCHWAZER, COSA SUCCEDE ORA?
La sentenza non dovrebbe avere alcun rilievo per quanto riguarda la giustizia sportiva. Resta, infatti, la squalifica di 8 anni per doping. Non c’è modo di annullare lo stop o rifare il processo. Alex Schwazer può solo eventualmente chiedere la grazia al Cio, proprio in virtù del favorevole pronunciamento giudiziario, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Ma secondo Sky Sport l’allievo di Sandro Donati potrebbe fare ricorso al Tribunale Svizzero contro la squalifica di 8 anni comminatagli dal TAS di Losanna che scade nel 2024.