Le Regioni chiedono un cambio di passo e il Governo Draghi è pronto ad accontentarle. Alla luce dei limiti emersi sulla strategia anti Covid attualmente in vigore, il premier Mario Draghi sta lavorando ad un nuovo piano anche in vista del nuovo decreto-legge, così come ad un piano vaccini. Non mancheranno le novità, dunque. I parametri saranno più severi e le valutazioni dei dati verranno fatte ogni 15 giorni, quindi non di settimana in settimana. L’idea, secondo quanto riportato da Il Messaggero, è di rendere più rigorose le regole della zona arancione per aumentarne l’efficacia, ma si studiano anche alleggerimenti ulteriori per la fascia gialla. Anche il sistema di valutazione va rivisto, visto che i dati su cui si prendono le decisioni ora sono riferiti a 10-14 giorni prima. La variante inglese invece corre più veloce dell’indice Rt. E 21 parametri sono troppi, quindi potrebbero essere diminuiti per puntare su quelli più rigorosi, abbassando i limiti di cambio di colore per arancione e rosso.
Inoltre, la Cabina di regia si tiene il venerdì insieme al monitoraggio, con le Regioni che cambiano colore la domenica, ma i dati sono già pronti il martedì, per cui si potrebbe anticipare la valutazione al lunedì o martedì. Considerando che per i parametri servono alcuni confronti tra tecnici della Cabina di regia e quelli delle amministrazioni locali, il nuovo sistema dovrebbe fare il suo debutto dopo il 5 marzo, quando scadrà il Dpcm attualmente in vigore. C’è poi il piano vaccini.
PIANO VACCINI, DRAGHI PUNTA SU PRODUZIONE IN ITALIA
L’altro fronte delicato è quello della campagna vaccinale. Non è casuale la mossa del premier Mario Draghi di lanciare frecciatine alla Cina e di spingere per il dialogo con la Russia. Così ha offerto una sponda al presidente Usa Joe Biden e aperto una strada a Sputnik V. Stando a quanto riportato da La Verità, per sbloccare una campagna vaccinale che non decolla, si deve accelerare la produzione dei vaccini. Questo può tradursi in investimenti sull’Italia. I ritardi possono, infatti, essere superati lavorando con le industrie italiane e stringendo nuove alleanze. C’è ad esempio la GlaxoSmithKline, con uno stabilimento produttivo a Rosia (Siena), che si occupa di sviluppo di componenti del vaccino contro il meningococco. Questo sito era stato individuato per infialare e confezionare l’adiuvante pandemico Gsk per il vaccino di Sanofi, che però è in ritardo. Quest’azienda, che è partecipata da un fondo americano (Blackrock), sarebbe pronta ad una joint-venture, avendo i bioreattori liberi.
Lo ha rivelato, senza però fare nomi, Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia. Il colosso Usa ha in portafoglio anche Pfizer e Johnson&Johnson, quindi potrebbe aprire un dialogo per l’Italia non solo sul vaccino russo. L’ultima parola spetta a Mario Draghi, che nel G20 di venerdì giocherà la partita sui vaccini da produrre (e in quali tempi) e su come gestire la catena di fornitura.