Che il leitmotiv del populismo sia la falsa ideologia nazional-popolare e che all’interno dei regimi (che in teoria dovrebbero essere democrazie) la corruzione faccia il paio con un’oligarchia al comando è ormai talmente chiaro che solo pochi nostalgici radical-chic o finti progressisti fingono di non vedere.
Nell’ottobre del 2019 le elezioni presidenziali in Argentina hanno riportato al potere il kirchnerismo attraverso il cavallo di troia di un movimento che ha candidato uno dei più accesi nemici di Cristina Kirchner alla massima carica dello Stato. Il trucco era evidente e purtroppo si è ripetuto il solito errore che ormai da decenni pervade quella che dovrebbe essere una delle potenze economiche mondiali e che invece detiene solo record collegati con la povertà, i disastri economici e l’inflazione.
Illusi dalla personalità di Alberto Fernandez, che sembrava nei suoi discorsi conciliare il kirchnerismo con il peronismo ortodosso in modo da evitare al Paese altri 15 anni di disastri combinati nel segno dei Kirchner, gli argentini hanno preferito ancora una volta fidarsi del peronismo per sopperire agli errori che, durante i suoi 4 anni di politiche decisamente deboli, Mauricio Macri aveva commesso invece che puntare su una ferma restaurazione degli ideali repubblicani e un cambio di rotta deciso rispetto ai suoi predecessori.
È chiaro che in 4 anni non si possono guarire gli errori di 30, ma il potere della ” bacchetta magica” peronista ha ancora una volta illuso la gente, che solo dopo poco tempo ha scoperto l’inganno: l’attuale Presidente è difatti diventato un supporter della vicepresidente Cristina Kirchner che in pratica ha nelle sue mani il potere e lo esercita.
Ecco difatti che le promesse fatte in campagna elettorale non solo sono sfumate, ma addirittura hanno portato sul lastrico le classi più deboli e l’intera economia del Paese che ha assistito alla fuga di molte multinazionali dal suo territorio.
L’arrivo del Covid-19 poi ha rappresentato un ulteriore esempio dell’incapacità dell’attuale Governo di gestire le situazioni: dapprima con misure restrittive e una quarantena totale durata otto mesi (record mondiale) che, non accompagnata da test massivi, ha prodotto solo una crisi ancor più grave a livello economico e un numero di contagi tra i più alti del mondo in rapporto alla popolazione, e con una macchina di propaganda che invece inventava successi con una manipolazione dei dati internazionali talmente evidente da provocare, a ogni conferenza stampa, le reazioni di varie Ambasciate.
Ma in questo disastro totale che sta facendo apertamente parlare di cammino verso il Venezuela non potevano mancare gli scandali di potere: nel 2020 si scoprì che gli approvvigionamenti di cibo da distribuire nei quartieri poveri erano acquistati dallo Stato con prezzi notevolmente superiori al mercato, mentre venerdì scorso è scoppiato lo scandalo delle “vaccinazioni VIP”, che sta avendo un risalto mondiale mettendo allo scoperto come l’Argentina disti miglia dal potersi considerare una democrazia, ma continui ad essere il viceregno nelle mani del potere di turno.
I lettori del Sussidiario già conoscono la problematica delle vaccinazioni (che però per certi versi somiglia a quella mondiale), poiché l’Argentina, dietro la decisione di Cristina Kirchner per i suoi buoni rapporti con Putin, ha optato per il vaccino Russo Sputnik 5 sul quale tuttavia permangono dubbi sulla reale efficacia dato che la stessa Ue ha per il momento escluso il suo uso. Ma a dir la verità, al momento, anche gli altri farmaci a disposizione non sembrano garantire quel cammino verso l’immunità di gruppo in tempi brevi, come inizialmente promesso dalle case farmaceutiche. Ma torniamo al caso Aagentino: nonostante le fanfare e un’epica di stampo fascista con i voli “leggendari” con i quali Aerolineas Argentinas ha trasportato il vaccino da Mosca, le dosi arrivate sono totalmente insufficienti e finora si sono potute vaccinare circa 600.000 persone: in più pure la Russia non garantisce i rifornimenti previsti. Quindi, un’altra delle leggende peroniste che non si realizza… ma non per tutti vale lo stesso discorso: perché si è scoperto che per i VIP governativi e i loro entourage la vaccinazione è stata compiuta anche con la seconda dose. Uno scandalo così grande (anche perché vede implicati politici, sindacalisti, giornalisti di regime e personaggi legati al potere) che alla fine il Presidente è stato costretto a chiedere le dimissioni del già fin troppo discusso Ginés González García, ministro della Salute.
Ecco un altro mito della favoletta nazional-popolare che crolla miseramente, come d’altronde pure gli altri discorsi e le promesse fatte da aumenti di stipendi in grado di combattere l’inflazione, salari degni ai pensionati, alimentari a prezzi popolari, ecc. Ora siamo alla salute e al CO-VIP (come è stato già ribattezzato il virus). Il bello è che quasi tutti i vaccinati di questo scandalo si sono giustificati come altrettante categorie a rischio: davvero una bella faccia tosta in mano a personaggi di un potere che di nazional-popolare dimostra di non avere un bel nulla.