Il Governo Draghi produce una piccola “rivoluzione” con il leghista Simone Pillon che apre alla possibilità di assicurare l’assegno unico per i figli (misura in arrivo dal prossimo luglio 2021, ndr) anche per i figli di coppie LGBTQ. Lo spiega lo stesso senatore tra i più accaniti pro-Family Day nell’intervista a La Stampa: «battaglie ideologiche? Possono anche aspettare. Trovo giusto e normale – ha spiegato Pillon – che una misura in favore dei minori sia estesa a tutti».
Un’apertura politica importante che potrebbe portare ad una serena accettazione di una norma voluta da Italia Viva e approvata già nel precedente Governo, con però il sostegno che potrebbe giungere anche da Forza Italia e Lega: ad una condizione però, conclude PIllon «ok all’assegno per tutti, ma siamo lontani dal riconoscere la genitorialità di persone Lgbt. Perché i genitori sono solo un uomo e una donna». “Torna” il Pillon di un tempo quando il senatore leghista spiega che diverse associazioni pro-life già stanno preparando ricorsi in tribunale contro la norma che prevede la definizione dei genitori senza alcuna specifica di genere (genitore 1 e genitore 2).
LA PROPOSTA DELLA MINISTRA BONETTI
Tornando sul Family Act, era giunta sempre su La Stampa ieri la proposta della Ministra della Famiglia Elena Bonetti: «il rafforzamento dell’assegno unico dovremo farle con il ministero dell’Economia. Si tratta di una misura universale che certamente sostiene le famiglie ma soprattutto è uno strumento di riattivazione economica». Il Family Act si rivolge alle nuove generazioni e riconosce «tutti i bambini come valore, al di là del contesto familiare. Questa visione è già stata votata per la parte dell’assegno da tutto l’arco parlamentare ed è partendo da questa unità che dobbiamo continuare a lavorare», in questo senso – conclude la ministra renziana – si includono anche le coppie LGBTQ». Va ricordato che l’assegno unico per i figli vedrà scattare una somma tra 50-250 euro al mese da calcolare sull’ISEE familiare e sarà erogato ogni mese dal 7° di gravidanza fino al 21esimo anno di età per ogni figlio.