Dalla scissione in casa M5s al futuro dell’alleanza giallorossa, Luigi Di Maio a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata a Repubblica. Dopo aver ricordato la morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci in Congo, il ministro degli Esteri ha evidenziato che il Movimento è cresciuto e maturato negli ultimi anni, il governo Draghi «rappresenta il punto di arrivo di un’evoluzione in cui i 5 stelle mantengono i propri valori, ma scelgono di essere finalmente e completamente una forza moderata, liberale, attenta alle imprese, ai diritti, e che incentra la sua missione sull’ecologia».
A proposito della scissione, Luigi Di Maio ha rimarcato che le defezioni viste nel M5s «non potessero che andare così». L’ex capo politico grillino ha messo nel mirino i nostalgici dell’Italexit, sottolineando che l’obiettivo è quello di costruire gli Stati Uniti d’Europa, «a un progetto ancorato a determinati valori in cui gran parte del M5s e degli italiani si riconoscono».
LUIGI DI MAIO: “SI’ A CONTE”
Luigi Di Maio ha poi confermato che l’alleanza con Partito Democratico e Liberi e Uguali non è in pericolo nonostante i malumori per l’intergruppo al Senato: il titolare della Farnesina ha rilanciato l’ipotesi di un tavolo comune per stabilire i candidati alle elezioni amministrative. Esclusa dal discorso Virginia Raggi, «il mio e il nostro sostegno non è negoziabile». Luigi Di Maio ha poi parlato di Giuseppe Conte, invocando un ruolo più importante per l’ex premier all’interno del Movimento: «Sarei veramente felice di un passo avanti di Conte dentro il M5S. Quando sono stato eletto capo politico nel 2017 avevo un obiettivo: portare i 5 stelle fuori dalle ambiguità. Sono stato il primo a dire che non dovevamo più parlare di uscita dall’euro, che bisognava smettere di fare leggi che burocratizzavano il Paese. Ho detto al Financial Times che la Nato non andava abolita e che non dovevamo uscirne. Era il 2015, ricorda cosa eravamo allora?». Di Maio fa riferimento all’epoca antisistema-antieuropea, mentre ora è arrivata la svolta: una linea moderata, atlantista e saldamente all’interno dell’Ue, «questa evoluzione si può completare con l’ingresso di Conte».