Un legame fragile, ma potenzialmente in grado di cambiare gli equilibri geopolitici. È quello che hanno stretto Russia e Turchia. Chi l’avrebbe mai detto, considerando le profonde e storiche rivalità tra i due Paesi per interessi che spesso si sono sovrapposti. Recentemente si sono scontrati su Libia e Siria, c’era chi temeva che il conflitto sul Nagorno-Karabakh potesse dilagare visto che la Turchia arma l’Azerbaigian musulmano e la Russia supporta l’Armenia cristiana, poi però è arrivato un accordo che ha scongiurato il peggio. E il silenzio di Recep Tayyip Erdogan sul caso Alexei Navalny non è stato affatto casuale. Anzi, secondo l’Economist è una prova dell’intesa che sta sviluppando con Vladimir Putin. «Lavorare con un partner di questo tipo non è solo piacevole, ma anche sicuro», aveva detto il leader russo in ottobre. Erdogan dal canto suo ha acquistato dalla Russia il sistema missilistico S-400. Tutti segnali che confermano il successo della strategia russa, il cui obiettivo è limitare l’egemonia americana e contrastare gli Stati Uniti.
Ora però Vladimir Putin starebbe “corteggiando” la Turchia nella speranza di usarla come “scudo” contro la Nato, mentre Recep Tayyip Erdogan sa che così può acquisire maggiore influenza nello scacchiere internazionale.
TURCHIA E RUSSIA, NEMICI AMICI
Uno scenario incredibile, se pensiamo che la Turchia nel 2015 ha abbattuto un aereo da guerra russo che aveva lo spazio aereo dopo aver sorvolato la Siria. La Russia aveva reagito imponendo sanzioni contro i prodotti turchi e bombardando i combattenti di etnia turkmena nella Siria settentrionale. Gli attriti non sono mai mancati, ora il disgelo. Cos’è cambiato? Per l’Economist ha influito la chiamata di Vladimir Putin dopo il colpo di stato fallito. La maggior parte dei leader occidentali sono stati restii, invece il leader della Russia non ha esitato nel mostrare solidarietà a Recep Tayyip Erdogan, il quale si è poi recato in Russia e ha firmato un accordo per un gasdotto e accettato di riprendere i lavori per un impianto nucleare russo nel sud della Turchia. Da allora ci sono stati diversi incontri, anzi Erdogan ne ha avuti più con Putin che con qualsiasi altro leader. Da avversario, la Russia è diventata il partner più importante della Turchia, ora aperta ad una cooperazione con Russia e Cina, che sono ostili con Europa e Nato.
ERDOGAN E PUTIN, STORIA DI UN LEGAME FRAGILE
Ora per Vladimir Putin è più importante usare la Turchia per attaccare la Nato che aiutare Assad in Siria. Recep Tayyip Erdogan in cambio ottiene maggiore peso, sbocchi commerciali e investimenti. Le imprese di costruzione turche vicine al partito di Erdogan stanno ottenendo grandi appalti in Russia. Quindi, al legame politico consegue anche un legame commerciale. Ma l’Economist fa delle precisazioni: probabilmente non arriveranno ad una vera e propria alleanza, anche perché la Turchia non può permettersi di rompere con l’Occidente. Si tratta, dunque, di una partnership per perseguire i propri interessi senza farsi male. Erdogan e Putin, peraltro, hanno molto in comune: devono fronteggiare un malcontento crescente, ricorrono alle “aggressioni” estere per distrarre l’attenzione dai problemi in patria, condividono un senso di amarezza per le esclusioni dall’Europa, sono entrambi nostalgici dell’impero, se Putin usa il gas per far pressione sui governi europei, Erdogan i migranti e i rifugiati. Ma è un legame fragile, destinato a durare fino a quando riusciranno a conciliare i loro interessi.