Mentre Boris Johnson azzarda per il Regno Unito una “normalità” a giugno, nonostante i dati non siano proprio dalla sua, Mario Draghi in quasi totale silenzio punta a settembre: 100 milioni di dosi di vaccino prodotto in Italia e paese in regime di quasi normalità in pochi mesi.
È Innegabile che la ripresa economica e sociale passi da una “normalità” (non proprio uguale a prima, va detto) da raggiungere il prima possibile, magari in corso di 2022.
Il vaccino Reithera, insieme ad altri prodotti italiani, porta il governo italiano a dichiarare la massima disponibilità in termini normativi e di mezzi finanziari alla nostra industria farmaceutica per predisporre ogni strumento al fine di produrre in loco. Il nuovo ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti al termine dell’incontro al Mise con il mondo della farmaceutica italiana è stato chiarissimo al riguardo: il vaccino è una prerogativa strategica.
Le varianti corrono e senza un piano vaccinale si rischia di finire in un labirinto in cui il Minotauro, ovvero il Sars-Cov-2, rischia di aver la meglio.
In Italia abbiamo dei rilevamenti riguardanti la variante inglese, assai più contagiosa, oltre alla sudafricana ed alla temibile brasiliana, che a Manaus, in Amazzonia, ha re–infettato il 44% della popolazione dopo che durante la prima ondata se ne era positivizzato il 76%.
Ma a preoccupare non poco, soprattutto per l’efficacia dei vaccini, è la variante (con doppia mutazione) che si sta diffondendo rapidamente nella città di New York. Definita B.1.526, è stata isolata per la prima volta nel novembre scorso. Studi americani hanno evidenziato questo problema: la mutazione E484K sulla proteina Spike del virus sarebbe in grado di eludere parzialmente gli anticorpi neutralizzanti preesistenti a causa di una precedente infezione o indotti dal vaccino.
Ma non è finita, perché c’è un’altra mutazione, chiamata S477N, che influenza la forza con cui il virus si lega alle cellule umane. Intorno al 15 febbraio il 27% delle sequenze virali di New York depositate nel database Gisaid erano riferite a questi due ceppi.
I due studi che il New York Times ha citato sono preliminari, sono in corso di verifica. Michel Nussenzweig, immunologo dell’Università Rockfeller, ha mostrato preoccupazione, perché queste mutazioni possono far sballare i modelli predittivi (Sir e calcolo Rt). La mutazione E484K pare rendere meno suscettibili ai vaccini rispetto alla forma originale del virus. “È molto probabile che le persone che si sono riprese dal coronavirus o che sono state vaccinate siano in grado di combattere questa variante ma potrebbero comunque ammalarsi, seppur probabilmente in modo meno grave. Possono anche infettare altri e mantenere il virus in circolazione, il che potrebbe ritardare l’immunità di gregge di non pochi mesi” ha sottolineato il dottor Nussenzweig e riportato dal Corriere della Sera.
Oltre alla variante di New York, in Usa preoccupa la mutazione detta “californiana”. Pare infetti al 40% in più (quindi oltre i numeri dell’inglese) e soprattutto aumenti la percentuale dei decessi, anche se il campione di 308 persone e 12 decessi rimane relativo.
Alla luce di tutto questo, il piano vaccinale che Mario Draghi vuole al centro della propria agenda di governo diventa fondamentale. Senza restrizioni e vaccini i contagi aumenterebbero di circa il 43% a settimana per impatto su popolazione, ciò significa far collassare il sistema sanitario e di conseguenza anche quello economico.
Arrivare a settembre con vaccini prodotti in Italia significa far ripartire la nostra economia, ovvero creare un paese “Covid free” pronto a rimettersi in gioco anche a livello turistico.
L’Italia, a livello strategico, ha chiuso meno di tanti altri Stati, non scendendo mai sotto il 56% e mentre scriviamo il 73% del paese non è fermo; i settori più colpiti sono quelli turistico, ristorazione e culturale, oltre a quello sportivo dilettantistico che il governo intende aiutare con finanziamenti ad hoc.
A palazzo Chigi si vuol far in fretta, anticipare le varianti e vaccinare bloccando il meno possibile il paese, soprattutto dopo il 6 aprile. Dovrebbe andare in questo senso l’ultimo Dpcm, le cui bozze hanno preso a circolare ieri sera.
Il piano di ripartenza economica passa per quello vaccinale, l’unica via verso la normalità.