Mentre si discute del possibile sistema della chiusura delle scuole per “soglie”, domani diversi istituti non riapriranno a causa dell’attivazione della didattica a distanza. Ma dove? La situazione cambia, infatti, da regione a regione. Quindi, è importante disegnare la mappa. In Campania le scuole sono chiuse da domani fino al 14 marzo: tutte, anche nidi e materne. Scuole chiuse anche in Puglia fino al 14 marzo. In Basilicata e Molise sono chiuse dalla seconda media in poi e per due settimane. Discorso simile in Abruzzo, dove con le chiusure si parte dalle primarie. In Alto Adige sono chiuse solo le scuole superiori da domani fino al 14 marzo. Nelle Marche fino al 5 marzo, mentre a Macerata e Ancona questa misura è valida pure per seconda e terza media. In Lombardia scuole chiuse, anche quelle dell’infanzia, a Brescia, Bergamo e Sondrio. In Sicilia stop solo per Enna fino al 13 marzo, in Sicilia solo per la Maddalena dalla seconda media in poi.
In Emilia-Romagna didattica a distanza a Bologna e provincia e nel Ravennate, scuole chiuse dalle primarie fino al 5 marzo. In Toscana stop di due settimane ad Arezzo, tranne per nidi e materne. Fino al 7 marzo a Castiglion Fiorentino, Lucignano e Maricano della Chiana. Così pure a Siena, mentre a Follonica fino al 6 marzo. Nel Lazio scuole chiuse per due settimane a Monterosi. In Piemonte chiudono in 7 comuni della Valle Vigezzo, asili compresi, fino al 5 marzo, così come a Cavour. Infine, la Liguria: scuole chiuse dalle primarie in poi a Sanremo e Ventimiglia fino al 5 marzo.
SCUOLE, CRISANTI: “MANCANO DATI PER DECIDERE”
In merito alla possibilità di chiusura delle scuole ha preso posizione nelle scorse ore su Rete 4 il microbiologo Andrea Crisanti, autore di un intervento ai microfoni della trasmissione “Stasera Italia Weekend”: “Per quanto riguarda la scuola siamo di fronte a una totale mancanza di dati. Io sono fondamentalmente contrario alla didattica a distanza, è chiaro però che per averla in presenza abbiamo bisogno di dati, altrimenti facciamo tutto al buio e rischiamo di sbagliare”, ha dichiarato l’esperto.
Crisanti ha quindi proseguito la sua esposizione: “A quasi un anno dall’inizio della pandemia ancora non sappiamo che impatto abbia la dimensione della scuola e quale impatto abbia il pendolarismo. Prendiamo tutte decisioni al buio, peraltro senza contare che la variante inglese sembra attaccare molto più frequentemente i giovani. Detto ciò, la scuola rimane una grandissima priorità, perché tenere a casa i ragazzi è un danno per i più deboli e per quelli economicamente più svantaggiati”. Evidenze scientifiche e numeri, dunque: questo, a detta di Andrea Crisanti, è ciò di cui necessita l’Italia per assumere una decisione a cuor leggero. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
SCUOLE CHIUSE: IL PARERE DEL CTS
Il parere dato dal Cts ieri difficilmente sarà “inevaso” dal Governo nella produzione dell’imminente Dpcm: il tema delle scuole chiuse tiene infatti banco nel dialogo tra esperti, Regioni, Comuni e Palazzo Chigi. Chiusure chirurgiche, con possibilità di avere ordinanze diverse a seconda della provincia o del Comune: escludendo la zona rossa, dove gli istituti di ogni ordine e grado verranno chiusi dal prossimo 6 marzo, sono sulle zone arancioni e gialle dove si concentreranno le diversità di azione delle autorità politiche e sanitarie. Nelle Regioni arancioni strano Governatori con sindaci e prefetti a decidere il “modus”, inserendo il nuovo parametro dato dal Cts sulla soglia di 250 contagi per 100mila abitanti su 7 giorni che porterà alla Dad al 100% immediato qualora venga superata; non dovrebbe invece cambiare regole il Dpcm per le zone gialle dove resta confermata la limitazione della presenza – dal 50 al 75% – soltanto per le superiori. Elementari e medie saranno dunque tutte in presenza. Un parere diverso arriva invece stamani dal Presidente del Veneto Luca Zaia che al Corriere lancia un appello al Presidente del Consiglio: «Pensare che si possa chiudere a macchia di leopardo, sapendo che il virus non conosce confini, alla fine ci porterà a chiudere ovunque. Meglio una chiusura breve ora, che un’agonia trascinata per settimane. Faccio appello al presidente Draghi affinché valuti con la sua obiettività scevra da retaggi ideologici». (agg. di Niccolò Magnani)
SCUOLE CHIUSE IN DPCM: LE NOVITÀ
Il Governo Draghi ha chiesto un parere al Comitato tecnico scientifico (Cts) riguardo l’impatto della scuola sull’andamento dei contagi, in vista del nuovo Dpcm, e gli esperti hanno dedicato ben tre sedute al tema. Dalle riunioni, che si sono tenute ieri sera e nella mattinata di oggi, sono emersi dei “consigli” per l’esecutivo. Ad esempio, nelle zone rosse deve scattare necessariamente la didattica a distanza, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, quindi dall’infanzia alle superiori. Questa è la prima novità rispetto al Dpcm del Governo Conte. La seconda indicazione del Cts è per i governatori la cui Regione si trova in zona arancione. In questi casi possono prendere decisioni locali in merito alle scuole, quindi chiudere gli istituti scolastici delle aree che sono ad alto rischio contagio. Questo parere avvalora le scelte fatte da alcuni governatori, a partire, ad esempio, da Vincenzo De Luca in Campania. C’è poi una terza indicazione, su cui però è ancora in corso una discussione nel Comitato tecnico scientifico, che si riunisce alle 19 di oggi.
SCUOLA, SOGLIE PER CHIUSURA? ECCO QUALI
Ci sono diversi membri del Comitato tecnico scientifico (Cts) che vorrebbero legare la chiusura delle scuole a dati certi. Così hanno indicato in 250 casi ogni 100mila abitanti il limite oltre cui, anche in zona arancione, le scuole devono restare chiuse per studenti e docenti. Ma l’Ansa parla anche di 100 contagi ogni 100mila abitanti. Nelle zone arancioni dove i parametri non registrano alcun peggioramento, i protocolli sono quelli noti: didattica in presenza dal 50 al 75%, ma per ora nessuna regione ha usato la percentuale massima. Stesso discorso in zona gialla o bianca. Dunque, con stabilità di casi in zona gialla per tre settimane di fila, le attuali disposizioni sulla didattica in presenza non cambieranno. Il Cts comunque ha riconosciuto che c’è un impatto dei nuovi casi nelle scuole, ma è differenziato, motivo per il quale auspica una modulazione delle misure a seconda delle zone, variabili anche in base a Comuni e Province, quindi non solo su base regionale. Al verbale sarà allegato uno studio Iss in merito al quadro contagi-scuole. Il capitolo verrà chiuso nella riunione che dovrebbe essere cominciata da poco.