È Stefano Di Battista, sassofonista romano, uno dei musicisti ospiti della prima serata del Festival di Sanremo 2021. A esibirsi con lui, la violinista russa Olga Zakharova: insieme delizieranno il pubblico con una performance di musica classica dal contenuto tuttora inedito. Di Battista, classe 1969, è uno dei sassofonisti più virtuosi della sua generazione. La passione per il jazz, nel suo caso, viene da molto lontano, precisamente dal periodo della sua adolescenza, quando – ancora 13enne – ascoltò per la prima volta il suo strumento al saggio di fine anno delle medie. Da quel momento in poi, iniziò ad ascoltare artisti come Art Pepper e si iscrisse al conservatorio, dove a 21 anni si diplomò con il massimo dei voti.
La carriera di Stefano Di Battista
Nel corso della sua carriera, Stefano Di Battista ha suonato in diversi gruppi. Al 1992 risale il suo incontro con il collega Jean-Pierre Como, che lo invita a Parigi. Da qui il legame che Di Battista ha con la Francia e che coltiva tuttora, senza rinunciare ad altre collaborazioni all’estero, in particolare con Jimmy Cobb, Michel Petrucciani e Nat Adderley. Nel 1997 esce il suo primo album Volare, e – un anno dopo – è la volta del suo ingaggio alla Blue Note, per la quale inciderà A prima vista. Per Stefano Di Battista, quella di quest’anno è una terza volta a Sanremo: lo abbiamo visto esibirsi già nel 2005 insieme alla moglie Nicky Nicolai, cantante di musica leggera, in gara con il brano Che mistero è l’amore. A seguito del successo ottenuto in quell’occasione (i due si classificarono quarti, nonché vincitori nella categoria ‘Gruppi’), Stefano fu convocato da Paolo Bonolis per far parte dell’orchestra del talk show Il senso della vita. Ancora, nel 2009, venne scelto nuovamente a Sanremo dallo stesso Bonolis, a cui presentò un brano scritto da lui e da Lorenzo Jovanotti. Nel corso degli anni ha suonato nei dischi di importanti artisti del panorama italiano, come Renato Zero e Claudio Baglioni.
Stefano Di Battista: “Vi spiego i benefici del jazz”
A detta di Di Battista, il jazz è cibo per la mente. Lo ha dichiarato lui stesso in un’intervista del 21 novembre scorso a Repubblica, in cui ha parlato a lungo della sua passione per questo genere e degli esordi nel mondo della musica. Secondo lui, insomma, il jazz può davvero aiutare a migliorare il proprio stato d’animo nella vita di tutti i giorni: “Secondo me si, io volo basso. Ma in Francia una signora mi disse che miglioravo la qualità della sua vita”, racconta Stefano. “Le frequenze della musica – spiega – ci procurano sensazioni quasi fisiche. Speranza, magia, l’arte dei suoni fin dall’imitazione dei rumori natura alle fughe di Bach, la musica è nutrimento assoluto per la mente”.