Lanfranco Pace non è solo l’ex marito di Giovanna Botteri ma anche un noto giornalista e scrittore inglese con una carriera importante iniziata alla fine degli anni ’70 e che continua ancora oggi divisa tra tv e carta stampata (oggi La7 e Il Foglio). Classe 1947, diplomatosi nel 1963, Lanfranco Pace si iscrive alla facoltà di ingegneria a Roma, dove entra nel comitato di base del dipartimento, nel ’69 è in Potere Operaio, diventando in poco tempo uno dei dirigenti del gruppo della sinistra parlamentare e fondando la rivista Metropoli in cui, nel primo numero spiccava il fumetto sul rapimento di Aldo Moro. Risultato? Le copie furono sequestrate ma la rivista ebbe altri numeri per un totale di sei ma ancora una volta il sequestro Moro è centrale anche perché cercò di mediare con alcuni brigatisti che un tempo furono militanti del suo partito Operaio finendo così a processo come simpatizzate delle Brigate Rosse.
Le sue donne, la passione per le carte e la vicinanza alle Brigate Rosse
A quel punto la vita di Lanfranco Pace cambia, scappa da latitante in Francia dove può soggiornare per 15 anni grazie alla dottrina Mitterand. Nel 1997 torna in Italia e dieci anni dopo è alla conduzione di Otto e Mezzo su La7. E la sua vita privata? Non sappiamo in quali tumultuosi anni abbia avuto il tempo di conoscere e sposare Giovanna Botteri, dalla quale ha poi divorziato, ma non solo lo ha fatto ma è riuscito anche ad avere una figlia ora trentenne, Sarah Ginevra, manager per una importante azienda italiana.
Dopo la Botteri, Lanfranco Pace ha avuto un’altra moglie, Stefania Rossini, anche lei giornalista e dalla quale ha avuto un’altra figlia. In una intervista per Sette del 2011, ha rivelato i dettagli sul suo primo amore: “Il primo fremito infantile lo provai per Caterina, la prima sbiossa me la dette Concetta, una bruna che somigliava a Claudia Cardinale. Aveva 18 anni, io 12. Le feci la dichiarazione”. Poi ha rivelato anche la sua passione per le carte che ha trasmesso alle sue figlie che “sono appassionate di gin rummy”. Secondo lui fu proprio l’amore per le carte, le partite a poker di notte, a tenerlo lontano dalle Brigate Rosse perché “Io amo la notte e loro, alle 8 di sera, tutti a casa. E poi, io clandestino? Con questa mole?”.