A oltre un anno dall’inizio della pandemia Covid, c’è ancora divisione sulle scuole. Chiuderle per arginare i contagi o tenerle aperte perché in realtà l’impatto non è così significativo come qualcuno ritiene? Il pediatra Italo Farnetani, che nelle scorse settimane aveva suggerito un lockdown delle scuole, ha le idee chiare, infatti parla di «bomba epidemica». La chiusura delle scuole «non è una scelta di politica sanitaria, ma un’esigenza di prevenzione» contro il Covid. Il professor Farnetani, docente della Libera Università Ludes di Malta, ha realizzato per AdnKronos Salute una valutazione sulla base dei dati Istat, da cui emerge che quando le scuole sono aperte ci sono 20 milioni di persone che si spostano tra alunni e adulti, personale docente e Ata, quindi un italiano su tre.
La chiusura delle scuole non è, dunque, solo una scelta giusta, ma anche indispensabile in virtù dell’esodo che comporta. «Un così alto numero di persone che si spostano rappresenta un facile bersaglio per Sars-Cov-2 e soprattutto per la variante inglese», chiarisce Italo Farnetani.
“FORSE PROSSIMO BERSAGLIO GLI UNDER 6”
Il profesor Italo Farnetani ha anche osservato l’andamento epidemiologico dal 1990 ad oggi, scoprendo che 10 giorni dopo l’apertura delle scuole, quindi tra fine settembre e i primi di ottobre, si riscontra la prima grande epidemia di raffreddore dell’anno scolastico. Significativo è pure il dato delle vacanze natalizie, quando c’è la chiusura delle scuole ma non ci sono limitazioni per visite ed assembramenti. Dal 15 al 20 si ha un’impennata di casi di virus influenzale. «Immaginiamo il Sars-Cov-2 al posto dei normali virus respiratori, aumentato della percentuale di maggiore contagiosità della variante inglese e viene fuori una bomba epidemica e un enorme rischio», osserva l’esperto ai microfoni di AdnKronos Salute. Per tutti questi motivi, la chiusura delle scuole è giusta, ma non ci si può limitare solo a questo. «Bisogna proteggere anche i 2,7 milioni di under 6, che potrebbero essere il prossimo bersaglio. Perciò andrebbero chiusi anche asili e nidi». Quelli che sono rimasti aperti, ad esempio, in Lombardia che è in zona arancione rafforzato.