Sono in tutto 22 gli anziani morti per Covid mentre si trovavano ospiti di una Rsa in Basilicata, deceduti tutti tra il 29 settembre e il 2 novembre. Dati su cui sono state avviate alcune indagini, che hanno condotto all’arresto per omicidi colposi ed epidemia colposa del titolare della struttura, Nicola Ramagnano, e di Romina Varallo, che gestiva uno dei plessi a Marsicotevere, in provincia di Potenza. Lo riferisce “Il Fatto Quotidiano”, che spiega come negli atti dell’inchiesta condotta dai carabinieri del Nas e coordinata dal procuratore Francesco Curcio, dal procuratore aggiunto Maurizio Cardea e dal sostituto Anna Gloria Piccininni, campeggi la frase: “Una vera e propria strage con pochi sopravvissuti”.
In particolare, lo scenario descritto dagli inquirenti al termine dell’indagine è davvero da film dell’orrore ed evidenzia lacune importanti, oltre a un’incuria a dir poco inenarrabile: nessuna mascherina e nessun altro dispositivo di sicurezza indossati, niente tute protettive o visiere, assenza di termometro digitale o di termoscanner e, di conseguenza, di qualsiasi addetto al rilevamento della temperatura, e con gli ospiti abbandonati a se stessi.
22 ANZIANI MORTI PER COVID IN RSA DI POTENZA: “SITUAZIONE DRAMMATICA”
Relativamente ai 22 anziani morti per Covid in una Rsa, i magistrati della Procura di Potenza hanno parlato di una “situazione determinatasi per il modo criminale con cui la stessa era gestita” spiegando che l’amministrazione della Rssa “non procedeva in alcun modo ad attivare le apposite procedure sanitarie previste dall’attuale normativa”, come ad esempio isolamento, tampone a tutti gli ospiti, sanificazioni. Peraltro, come racconta “Il Fatto Quotidiano”, erano all’incirca quaranta le persone presenti nella struttura e il virus si era diffuso in maniera confusa, tanto che “un controllo disposto dalle autorità nei primi giorni di ottobre aveva permesso di scoprire che 4 ospiti era già deceduti e dei 38 ospiti già 23 erano positivi, mentre gli altri 15 erano in attesa dell’esito del tampone. Alla conclusione degli accertamenti soltanto 2 anziani risultarono negativi”. Peraltro, dopo la chiusura di una struttura sequestrata, Ramagnano e Varallo avevano trasferito gli anziani presso altri luoghi abusivi, “come se gli anziani fossero per loro come in effetti erano solo e soltanto una insostituibile fonte di guadagno da spremere in qualsiasi modo fino all’ultimo respiro vitale privandoli delle scarse risorse economiche in cambio di una assistenza che non fornivano e che anzi si traduceva nella mera accelerazione della loro morte”.