Per i cristiani la minaccia del coronavirus è molto peggio dell’invasione Isis e del rischio islamizzazione: usa un paradosso Vittorio Sgarbi per provare a definire il rischio dietro all’eccessivo “terrore” scatenato dai mezzi di informazione e intrattenimento verso l’opinione pubblica. Intervenuto ieri a “Quarta Repubblica” – qui il video integrale, dal minuto 2.47.00 in poi – il senatore del Centrodestra risponde ad una domanda del conduttore Nicola Porro circa il rischio che ogni grande emergenza possa sostituirne un’altra, ovvero il Covid sul fenomeno delle migrazioni e il rischio di islamizzazione.
«L’emergenza che riguarda la salute delle persone prevale sempre e mette in posizione di antagonismo psicologico rispetto a quello che qualcuno può essere causa del contagio: ogni volta che cammini per strada la gente ti chiede e si lamenta se tu non hai la mascherina», spiega Sgarbi sostenendo che i medici del Sant’Orsola di Bologna gli hanno scritto un parere scritto per cui «l’uso delle mascherine all’aperto è assolutamente insensato e favorisce un disagio psicologico di antagonismo con le altre persone». Secondo il critico d’arte, ognuno oggi per il proprio “egoismo” e la propria salute «vede l’altro come nemico. Questo non è successo con la stessa forza e diffusione – specie per molti cristiani – per l’emergenza migratoria e dei clandestini, in contrapposizione alla politica di Salvini in merito».
IL RISCHIO PER I CRISTIANI
«La salvaguardia delle persone sul fronte coronavirus è nettamente più importante e interessata dai cristiani rispetto al fenomeno delle migrazioni», sostiene Vittorio Sgarbi concludendo la puntata di ieri a Quarta Repubblica. Quando il Papa va in Iraq e discute con l’Islam di un principio cardine per il cristianesimo, l’idea di Dio come umanità che è uguale ovunque, in realtà «difende da un lato le minoranze dall’altro un principio che soltanto questa emergenza ha fatto saltare. Noi viviamo una dimensione di egoismo e autotutela con il Covid che in altri momenti passati non abbiamo avuto il coraggio di difendere e riconoscere». Secondo il senatore ex Forza Italia oggi davvero ognuno è “nemico dell’altro”, mentre ieri «tutto era meno definito perché non era legato alla salute né alla cultura: quello che diceva la Fallaci è stato minimizzato, non avvertivamo il pericolo della perdita di cultura e religione contro l’avanzata dell’Islam».
Esiste dunque una posizione da tutelare per la civiltà dell’Occidente? Esiste ancora? Ecco per Sgabri il rischio forte che non vi sia abbastanza interesse a difendere tale civiltà è concreto: «con il Covid ognuno oggi è un egoista chiuso all’altro che lo vede come nemico: io non sentivo né la minaccia di ieri dell’altrui cultura e religione, né la sento oggi la minaccia della salute di fronte al Covid». Chiosa finale sul tema cardine della comunicazione e della stampa: «Oggi la comunicazione – salvo pochissimi casi, e tu Nicola Porro con Quarta Repubblica ne rappresenti uno – ci ha convinti che siamo dentro la peste e questo ci porta al contrasto e la paura dell’altro. Ecco questo è la fine del cristianesimo. Molto più grave oggi il Covid dell’arrivo dei clandestini di ieri».