La decisione storica era nell’aria da mesi dopo la presentazione del disegno di legge proposto dal Governo, ora però è ufficiale: il Messico ha approvato ieri pomeriggio la legge che legalizza la marijuana consentendo agli adulti il possesso legale fino a 28 grammi. Una decisione storica che per il Centro-Sud America pone ora il Messico come di fatto il più grande mercato al mondo per la cannabis, con capacità di export che ora avverrà assai più facilmente essendo divenuta del tutto legale.
Approvata con 316 voti a favore, 129 contrari e 23 astensioni, la regolamentazione della marijuana è stata convertita in legge dalla Camera dei deputati legalizzando di fatto l’intera filiera produttiva: è stato il partito di maggioranza “Morena” (Movimento per la rigenerazione nazionale) a spingere per rendere legalizzata e normata la principale fonte di guadagno del Paese, finora ‘relegata’ nel narcotraffico e nella semi-illegalità. Una legge molto controversa che se da un lato dovrebbe far diminuire i traffici illeciti tra Sud America e Stati Uniti, dall’altro può rappresentare una minaccia mondiale alquanto seria sul fronte del consumo di droga.
SCONTRO IN MESSICO PER LA LEGGE PRO-CANNABIS
«Un primo grande passo per superare gli anni del divieto, dovuto a pregiudizi e dogmatismo reazionari, che hanno generato violenza, persecuzione e corruzione e portato alla distruzione di una libertà. E’ questa libertà che viene rivendicata oggi, soprattutto quella dei giovani che sono stati le maggiori vittime dell’iniquo divieto», così uno dei firmatari del disegno di legge, Pablo Gomez Lvarez (Morena) saluta l’approvazione della Camera messicana. La legge vieta l’utilizzo della cannabis ai minori di 18 anni ed esclude il consumo della sostanza e di tutti i prodotti derivanti dalla marijuana negli istituti scolastici pubblici, privati e nei luoghi di lavoro: ma questo non toglie la assoluta novità di poter coltivare per uso personale, possederne fino a 28 grammi e autorizzandone la produzione a beneficio delle associazioni dei fumatori.
«La legge aumenterà i consumi», lamentano i partiti del centrodestra che si sono schierati del tutto contrari alla legge “pro-cannabis”, così come la Chiesa e diverse associazioni giovanili. Lo Stato, di contro, scommette sulla diminuzione di spaccio, traffico droga e criminalità dei narcos: «È una questione meramente politica, per un’élite che ora ha il potere nel Congresso e nel governo che vuole imporre uno stile di vita alla società», attacca Damián Zepeda Vidales, senatore del National Action Party. Anche sul fronte del possibile volume di affari che si potrà generare, in molti salutano con entusiasmo la legge perché potrebbe aiutare anche i coltivatori diretti ma sul New York Times si evidenziano anche i possibili rischi per un guadagno che potrà essere tutt’altro che “limpido”, con le aree incancrenite da anni di spaccio e narcotraffico che potranno comunque prosperare addirittura ora alla “luce del sole”.