In queste settimane si sono moltiplicati i ricordi di un anno che ha avuto il Covid come protagonista. E si può avere una sempre più chiara percezione di un mondo che sta progressivamente cambiando sotto molti aspetti, non solo quelli peraltro molto importanti, legati alla lotta contro il virus con le misure di contenimento e le campagne di vaccinazione. Proprio la realizzazione dei vaccini peraltro ha dimostrato le grandi capacità di una ricerca scientifica in cui ha contributo al successo la logica dell’interdisciplinarietà: la biologia si è affiancata all’ingegneria con l’intelligenza artificiale che ha permesso calcoli e simulazioni senza precedenti.
Ma sulla scia dell’epidemia è cambiato in molti casi il modo di lavorare, nel caso più eclatante con l’affermazione dello smart working. Così come hanno trovato una più forte velocità di cambiamento elementi come il commercio elettronico, il delivery di pranzi e cene, l’home banking, l’informazione. Chiudono le edicole e le strade delle città sono ormai sempre più occupate dai furgoni per le consegne.
C’è una nuova normalità che bussa alla porta e si contano i giorni per poterci ritrovare il più possibile sani e vaccinati nei teatri o sulle tribune degli stadi (per le piste da sci purtroppo se ne riparlerà solo a fine anno). Ma il sistema economico sta già presentando i segni evidenti di nuove priorità, di nuovi processi, di nuovi orientamenti della domanda e dell’offerta. Gli esempi non mancano e li si può trovare in gran parte nel libro di Giampaolo Colletti, “Spiderbrand – I trenta superpoteri dei nuovi eroi del marketing” (E. Egea, pagg. 152, € 22).
“Mai come oggi – afferma Colletti – gli strumenti digitali, le piattaforme social, i consumi in mobilità sono diventati così pervasivi. Una rivoluzione segnata dalla disintermediazione, plasticamente incarnata dal potere editoriale diffuso, ovvero dalla tendenza di ciascuno a interloquire in modo diretto con brand, governi, organizzazioni, associazioni, abbattendo spazi fisici e distanze temporali”.
In questo mondo in cui stanno cambiando gli schemi mentali il percorso che Coletti invita a fare in questo libro appare soprattutto quello di dividere la forma dalla sostanza. E così le forme, peraltro estremamente importanti, non possono e non devono nascondere la sostanza, cioè la persona nella sua identità e nella sua originalità. Perché il problema non è che l’orologio sia analogico o digitale, il problema è che segni l’ora esatta.
E allora i nuovi paradigmi dell’economia mettono comunque in prima fila la persona perché non ad altro possono riferirsi le linee guida di Colletti: condivisione, attrazione, coinvolgimento, inclusione, empatia, autenticità solo per citare alcuni capitoli in cui si portano centinaia di esempi di come si può sviluppare non solo il marketing, ma tutta la dimensione delle relazioni sociali.
La battaglia per la qualità, certamente dell’informazione, ma anche del prosciutto e delle tagliatelle, è allora una battaglia altrettanto difficile quanto decisiva. È in fondo quella battaglia per le competenze che la politica aveva sciaguratamente abbandonato e che è stata costretta fortunatamente a ritrovare. È la battaglia per convincersi che non esistono soluzioni facili a problemi complessi; e se vengono proposte sono il più delle volte soluzioni sbagliate.
È la battaglia per far ritrovare alle emozioni il giusto posto a fianco della razionalità. Senza aver paura della realtà virtuale, del 5G, delle immagini tridimensionali, di tutte quelle diavolerie che possono accompagnarci verso un futuro migliore in cui si riesca a conquistare lo spazio per una posizione non residuale della solidarietà, della partecipazione, della condivisione, di una più equa divisione dei beni che può nascere anche da una maggiore capacità di produrre ricchezza.
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