Come è passato il coronavirus dai pipistrelli all’uomo? Un gruppo di ricercatori ha ricostruito le tappe di Sars-CoV-2 individuando le diverse “tappe” e i cambiamenti genetici che hanno portato al salto di specie, spiegando anche perché stanno emergendo nuove varianti. Bisogna partire da una premessa: solitamente i virus impiegano tempo, quando passano ad una nuova specie ospite, per adattarsi e acquisire la capacità di diffondersi, peraltro la maggior parte di loro neppure riesce a superare questa fase. Invece al nuovo coronavirus, a sorpresa, non è servito alcun adattamento. Infatti, nei primi 11 mesi di pandemia Covid sono stati registrati pochissimi cambiamenti genetici importanti, questo però non vuol dire che non si siano accumulate durante la trasmissione delle mutazioni significative dal punto di vista evolutivo. Ciò è normale, in quanto nella prima fase la popolazione umana è molto suscettibile al patogeno, quindi la crescita è ovviamente esponenziale.
Cambiamenti significativi, invece, ne ha avuti prima del salto di specie. Il virus nCov del comune pipistrello ha subito un primo cambiamento evolutivo, passando così ad un tessuto differente di pipistrello, da un cambiamento selettivo successivo ha avuto molteplici ospiti e quindi ha subito diversi eventi di ricombinazione. Quel che ancora non è chiaro è se il coronavirus ha avuto un altro “ospite” prima di passare all’uomo.
CORONAVIRUS, PERCHÉ CORRE CON NUOVE VARIANTI
Lo studio, pubblicato su Plos Biology, affronta anche il tema delle varianti Covid. Riguardo alle ragioni che stanno spingendo Sars-CoV-2 a mutare, i ricercatori parlano di un “cambio di marcia” verso lignaggi con mutazione sia causato dal profilo immunologico della popolazione umana, che è cambiato. Visto che il coronavirus è entrato sempre più a contatto con le persone, le mutazioni rappresentano un modo per sfuggire alle risposte immunitarie. Questo processo sta producendo delle differenze significative nel coronavirus rispetto alla “versione” comparsa a fine 2020. “Questi vaccini continueranno a funzionare contro la maggior parte delle varianti circolanti”, rassicurano i ricercatori. D’altra parte, lanciano pure un avvertimento. “Più tempo passerà e maggiore sarà il differenziale tra il numero di persone vaccinate e non vaccinate, più cresceranno le possibilità per Sars-CoV-2 di riuscire a sfuggire al vaccino”. Dunque, dopo aver sviluppato i vaccini, la nuova sfida è quella di vaccinare la popolazione il più rapidamente possibile per togliere “spazio” al virus che altrimenti può continuare a diffondersi con la pressione selettiva delle sue varianti.