Continua la scure della “cancel culture”, il ban di opere culturali e cinematografiche perchè accusate di razzismo. L’ultima ad essere presa di mira è stata la storia di Peter Pan, ma nel recente in passato Disney+, il noto servizio streaming, ha dovuto proibire ai minori di sette anni alcune delle sue storie più classiche come Dumbo, Gli Aristogatti e Robinson nell’isola dei corsari. National Post, testata canadese, ha fatto sapere che “Nel 2019 Peter Pan è stato rimosso dalla Toronto Public Library”, una mossa obbligata dopo che la stessa biblioteca aveva ricevuto una serie di richieste di rimozione di libri di James Matthew Barrie, accusati di contenere “stereotipi grotteschi, scene di appropriazione culturale e dialoghi offensivi”.
Nelle scorse settimane negli Stati Uniti, sono finiti sotto la scure della “cancel culture” sei libri di Dr. Seuss, uno dei più grandi scrittori dell’infanzia della storia, perché “contengono immagini razziste”. Alessandro Alfieri, professore di Etica della comunicazione e Teoria e metodo dei mass media presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, nonché filosofo e saggista, si domanda all’Huffington Post: “Chi decide cosa? Chi ritiene non giustificato un certo modo di fare ironia? O dobbiamo condannare l’ironia in ognuna delle sue forme? E soprattutto, che cosa è il ‘razzismo’?”.
PETER PAN ACCUSATO DI RAZZISMO: “DISTRUGGERE LA CULTURA…”
“Io non sono uno psicologo dell’infanzia – prosegue Alfieri – ma da filosofo conosco il funzionamento e la storia dei concetti: è il definire certi messaggi o certe immagini ‘sbagliati” che li rende tali, ed è così che si innesca quell’approccio paternalistico che immette nella psiche l’idea di ‘sbagliato’ rispetto alla meravigliosa spontaneità dei ragazzi”. Anche l’Omero è finito nel mirino del “ban”, quando a gennaio era stato rimosso dal programma di studio della Lawrence High School di Lawrence (Massachusetts). “Distruggere la cultura – sottolinea ancora Alfieri – è stato uno slogan molto efficace nel corso della storia occidentale, proprio perché ritenuto eretico: quando la controcultura chiede alla cultura di rispettare le proprie pretese, allora è tutto il meccanismo che entra in cortocircuito creando solo caos – dettato da una buona dose di incapacità critica e ignoranza”. E ancora: “L’attuale politicamente corretto dimostra tutta la sua ingenuità proprio su questo punto: la cancel culture ammette tutta la forza dell’immaginario favolistico infantile in quanto fondamento della cultura e orizzonte sociale nel quale siamo nati, cresciuti e perennemente immersi, e non può non fare lo stesso ovviamente con tutta la longeva tradizione della cultura ‘ufficiale’ (dagli autori greco-romani a Shakespeare, per il quale Harold Bloom sottolineava la capacità di ‘aver inventato l’uomo’, perché noi ragioniamo, amiamo, ci arrabbiamo, desideriamo a partire proprio da Shakespeare e dai classici). In altre parole, l’ingenuità sta nel fatto che gli stessi alfieri della cancel culture sono stati allevati e sono maturati all’interno dell’orizzonte culturale che vogliono abbattere”.