I problemi legati alla vaccinazione con AstraZeneca stanno sollevando forti dubbi sull’efficacia di questo vaccino in tutta Europa, tanto che molti paesi, Italia compresa, ne hanno bloccato l’utilizzo, in attesa di una risposta scientifica da parte dell’Ema. Diverse le vittime, soprattutto in Germania, dove si sono verificati casi di trombosi del seno cerebrale o di trombosi venosa anche in soggetti giovani (sette casi di trombosi che si sono verificati tra i 4 e i 16 giorni successivi alla somministrazione del vaccino in pazienti tra i 20 e i 50 anni). L’Agenzia del farmaco della Danimarca ha inviato una comunicazione a tutti i vaccinati con AstraZeneca per segnalare i sintomi che possono costituire allarme di effetti collaterali: sanguinamento della pelle o delle mucose, piccole macchie rosse, forti mal di testa, mal di stomaco, dolori improvvisi, paralisi di un lato del corpo possono indicare la formazione di coaguli di sangue e quindi casi di trombosi. “Non vedo al momento una correlazione con eventi trombociti e il vaccino AstraZeneca – sottolinea Vito Michele Fazio, direttore dell’Istituto di Farmacologia Transnazionale del Cnr, in questa intervista al Sussidiario -.
Tutti i vaccini devono avere effetti collaterali in via di massima, e in questo caso teniamo conto che sono stati preparati in brevissimo tempo per avere una risposta forte. Avere effetti collaterali è fisiologico, possono dare effetti più gravi in persone che hanno particolari patologie, magari anche latenti, dipende dal singolo individuo”.
Casi di trombosi anche tra giovani si stanno verificando in Europa in seguito alla somministrazione del vaccino AstraZeneca. Ci sono sintomi particolari che possono indicare che ci si trova davanti a situazioni del genere?
Non vedo correlazioni con eventi trombociti e il vaccino AstraZeneca.
Perché?
I vaccini, anche questo di AstraZeneca, che è basato su un vettore adenovirale (gli adenovirus sono considerati vettori eccellenti per la consegna degli antigeni dell’obiettivo ai host mammiferi a causa della loro capacità per indurre sia le risposte immunitarie innate che adattabili, ndr), utilizzano una parte della proteina del Sars-CoV-2 molto limitata, molto piccola. Non dovrebbero esserci perciò correlazioni dirette con questo tipo di eventi.
Che però si stanno verificando. Come se lo spiega?
Il vettore adenovirale di per sé riduce a una risposta immunitaria del Sars molto importante verso se stesso. In soggetti predisposti a malattie infiammatorie croniche la simulazione adenovirale con una condizione cronica latente del paziente può quindi aumentare l’effetto infiammatorio che porta alla trombosi.
Quindi sono casi di persone che hanno patologie infiammatorie croniche di varia natura?
In letteratura scientifica tutto questo è noto da tempo.
Nella comunicazione del servizio sanitario danese si scoraggia l’impiego di farmaci antitrombotici dopo la prima vaccinazione, è d’accordo?
A scopo preventivo è da sconsigliare, perché si rischia il contrario, si rischia l’emorragia. L’uso non appropriato di antitrombotici è assolutamente pericoloso tra persone anziane dai 65 anni in poi. Si favorirebbero eventi latenti correlati all’età, assolutamente non è da farsi una sperimentazione preventiva con farmaci anti-trombotici.
Chi ha avuto la prima dose di vaccino con AstraZeneca e adesso magari non si fida più, può ricevere la seconda dose con un altro tipo di vaccino?
Non lo consiglierei. Bisognerebbe fare uno studio specifico di antigene usato. Non conosco tutto quello che è stato fatto, ma confrontando Moderna e Pfizer, questo secondo vaccino in particolare contiene parte di antigene usato da Moderna. L’antigene usato è sempre la proteina Spike, però sono state usate parti differenti per non replicare brevetti altrui e per sfruttare competenze differenti. Non sono tutti omogeneamente uguali, si rischierebbe di non avere una stimolazione adeguata con la seconda dose. Da un punto di vista scientifico si potrebbero trovare similitudini, ma andrebbe fatto a tavolino da organi competenti come l’Ema. Insomma, non lascerei tutto al fai-da-te.
E’ vero che avere sintomi influenzali significa che il sistema immunitario sta reagendo al vaccino?
Sì e no. Le manifestazioni simil influenzali sono sinonimo di produzione di alcune citochine (molecole proteiche prodotte da vari tipi di cellule e secrete nel mezzo circostante, di solito in risposta a uno stimolo, ndr) che sono correlate anche alla risposta immunitaria, così come le chemochine (un grande gruppo di proteine a basso peso molecolare della famiglia delle citochine, ndr). Possono essere due eventi non correlati, ma se c’è una corrispondenza temporale di 24 ore con la somministrazione del vaccino vuol dire che il vaccino ha stimolato la risposta del sistema ospite.
E’ una cosa positiva?
Positivo non direi, sicuramente ha indotto la risposta immunitaria, e il vaccino ha prodotto qualcosa nell’organismo. Il fatto che sia positivo non si può dire scientificamente, perché questo dipende dalla produzione di anticorpi specifici che però si potranno dosare da una settimana dopo la prima vaccinazione. Nella seconda vaccinazione la risposta è più immediata. La prima vaccinazione è la risposta vera, la si può dosare da una settimana in poi.
Per gli altri vaccini che sono in uso, le risultano sintomi a cui prestare attenzione?
Non mi risultano, per quello che ho visto tutti i vaccini devono avere effetti collaterali in via di massima, in questo caso poi sono vaccini preparati in brevissimo tempo per avere una risposta forte. Avere effetti collaterali è fisiologico, possono dare effetti più alti in alcuni casi particolari, dipende dalle condizioni di partenza del singolo individuo.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI