OEGSTGEEST (Olanda) – Anche qui in Olanda le urne hanno dato un responso differente rispetto ai sondaggi precedenti al voto: il Vvd di Mark Rutte non solo non ha perso voti, ma dovrebbe (al momento in cui scriviamo non ci sono risultati definitivi) quasi sicuramente averne guadagnati. Va sicuramente sottolineata la percentuale di affluenza: 82,6%. Una democrazia capace di numeri simili merita sicuramente grande rispetto.
Analizzando rapidamente i risultati, si può affermare che i principali sconfitti di questa tornata elettorale siano senza dubbio il Partito cristiano-democratico (Cda) di Wopke Hoekstra, che aveva apertamente messo in discussione la leadership di Rutte; il Pvv del populista-antieuropeo Geert Wilders; e in generale, come messo in risalto da gran parte dei media olandesi, la sinistra, uscita davvero con le ossa rotte da questo appuntamento politico.
Raggiungono il miglior risultato di sempre i liberali (radical-chic secondo il sentire popolare) del partito D66, che si affermano come seconda forza politica del paese, scavalcando i due grandi sconfitti Wilders e Hoekstra appena menzionati. Il conteggio delle schede sta leggermente ridimensionando il risultato effettivo (al momento i seggi assegnati a D66 sono 24, contro i 27 risultati dagli exit-poll) ma è subito diventata virale una foto che ritrae la leader del partito, Sigrid Kaag, mentre balla su un tavolo al quartier generale del partito.
La nuova coalizione, ovvero il quarto governo Rutte, potrebbe essere formata dagli stessi partiti di quella uscente: il Pvv del premier, il D66, il Cda di Hoekstra e la ChristenUnie, altro partito di ispirazione cristiana ma con posizioni più marcatamente protestanti rispetto ai cristiano-democratici. Ci si attende un’agenda molto più liberale rispetto al Rutte III, cioè esattamente quello contro cui Wopke Hoestra si era schierato in campagna elettorale; questo potrebbe in realtà mettere fuori dai giochi la ChristenUnie, che ha posizioni più intransigenti, ad esempio su temi come l’eutanasia. E il Telegraaf ipotizza addirittura il coinvolgimento del partito di estrema destra JA21 come possibile invitato al tavolo del governo.
Un altro quotidiano popolare, l’AD, pronostica vita breve per il nascente esecutivo: troppo forte, secondo il giornale, la voglia di liberarsi dell’ingombrante figura di Rutte. Sarà la fine della pandemia a dare il via a un tentativo più deciso e concreto di cambio della leadership del paese? Potremmo parlare di doppio wishful thinking da parte dell’AD, perché allo stato attuale né la fine della pandemia e nemmeno il tramonto politico del partito di Mark Rutte sembrano particolarmente vicini. Significativo, in tal senso, notare come il Cda sia il partito etichettato subito come il grande sconfitto; particolarmente importante rilevare come i voti che sembrava avere guadagnato con il cambio di leadership di due mesi fa (Hoekstra subentrato a de Jonge, impegnato a tempo pieno con la gestione della pandemia) li avrebbe subito persi appena schieratosi apertamente contro il Vvd. Non solo: anche una buona parte dei voti persi in totale rispetto alle elezioni precedenti è di fatto passata al partito di Rutte. Non sembra insomma una buona idea mettersi contro Rutte senza avere prima conquistato un certo livello di credibilità davanti all’opinione pubblica.
Intanto la vita nei Paesi Bassi va avanti, con i numeri della pandemia che continuano a oscillare ma che tendono alla crescita; con lo stesso ministro della salute uscente Hugo de Jonge costretto a tornare a casa dalla sezione elettorale per recuperare un documento valido (si era presentato con il passaporto scaduto), per poi annunciare che sarebbe entrato in quarantena a causa di un contatto prolungato con una persona risultata positiva al virus. La polizia ha reso note alcune cifre sulle multe elevate per violazioni delle misure anti-pandemia (oltre 46mila) e sugli arresti per le varie manifestazioni violente a seguito dell’introduzione del coprifuoco (258, di cui 60 minorenni).
L’alba del governo Rutte IV, insomma, è per ora troppo difficile da distinguere dal tramonto del Rutte III. Troppe ombre, sicuramente troppo poca luce. Non resta che attendere l’annuncio della nuova coalizione e cercare di capire che strada deciderà di prendere l’Olanda del 2021.
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