Tredici dipendenti, da poco assunti, si rivolgono al loro boss, nientemeno che David Solomon, amministratore delegato di Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari al mondo. Ma anche protagonista del grande scandalo che coinvolse nel 2008-2009 quasi tutte le banche americane, tanto da venir multata per 550 milioni di dollari per aver frodato i propri risparmiatori con la vendita di titoli tossici subprime. Gli investitori, allora persero oltre un miliardo di dalli. Rimessasi in piedi grazie anche all’aiuto del governo americano, Goldman Sachs è tornata a primeggiare nel suo ruolo in tutto il mondo. E’ di questi giorni una lettera aperta di alcuni dipendenti che si sono “permessi” di scrivere a Solomon facendogli notare di essere sottoposti a turni di lavoro massacranti, anche di 100 ore alla settimana. Il boss di Goldman Sachs, in un messaggio rivolto ai 34mila dipendenti, è stato accondiscendente: “E’ una gran cosa che un gruppo di analisti si sia rivolto al management” ha detto, aggiungendo che “Vogliamo un posto di lavoro in cui le persone possono esprimere liberamente le proprie preoccupazioni, non esitate a farvi avanti per chiedere aiuto”. Tutto molto bello, ma la risposta effettiva? Aumentare ancora di più l’impegno lavorativo: “Ricordatevi se tutti facciamo quello sforzo in più per il nostro cliente, anche quando sentiamo che stiamo raggiungendo il nostro limite, può davvero fare la differenza nella nostra performance”.
Certamente, non c’è dubbio che la riduzione in schiavitù dei lavoratori faccia aumentare il fatturato di una azienda. La concessione? “Garantire il sabato libero ai lavoratori più giovani”. E tutti gli altri? E secoli di battaglie sindacali per ottenere la settimana di cinque giorni lavorativi? Tutto in fumo nel mondo del turbo capitalismo, dove le vite umane sono costrette alla produzione di profitti che, almeno, fossero di beneficio per i paesi più poveri del mondo, ma che invece fruttano solo a una minoranza di super miliardari. La diseguaglianza sociale, aumentata tragicamente dalla pandemia Covid, ha ormai creato un mondo di ricchi sempre più ricchi e di poveri sempre più poveri, incatenati per sopravvivere a un mondo del lavoro che non lascia più spazio alla nascita delle famiglie, a nuovi nati, sempre meno nei paesi occidentali. “La privazione del sonno, il trattamento da parte dei dirigenti, lo stress mentale e fisico. Questo va oltre il concetto di duro lavoro’, questo è disumano, è un abuso”, aveva lamentato uno degli analisti che si era rivolto a Solomon. Una sola cosa ammette, il dirigente, “l’aberrazione dello smart working” spiegando che molti giovani che lavorano a distanza si sono sentiti in dovere di essere collegati 24 ore su 24 ore 7 giorni su 7. Dimenticando che se lo fanno è perché viene chiesto loro di farlo.