Le bolle azionarie visibili in questo periodo di crisi dell’economia reale si stanno creando con il Qe e le politiche monetarie espansive delle Banche centrali, perché le imprese, i traders, vendendo sui mercati alla Bce e alla Fed i loro titoli obbligazionari (pubblici e privati) col ricavato in denaro, invece di investire nell’economia reale, “giocano” in borsa e gonfiano solo i valori azionari delle aziende quotate, dato che sulle somme ricevute dagli istituti centrali pagano interessi prossimi allo zero; in altri modi detto: diventano propensi al rischio, dato che non rischiano quasi nulla; ancora, la moneta ricevuta viene convogliata in borsa dove viene sostanzialmente parcheggiata, e serve solo a gonfiare di valore l’azienda x il giorno 1, e il giorno 2 viene gonfiata l’azienda y e così via, come un sistema di vasi comunicanti: un giorno per uno, il successivo per l’altro e così via, dato che la moneta da Qe e Fed diventa utile a finanziarie partite di giro continue in borsa; non entrando nell’economia reale tale enorme massa monetaria e non aumentando i prezzi né il reddito, per l’equazione quantitativa esposta nella prima parte di questo articolo, si deve per forza ridurre la velocità di circolazione della moneta.
Pertanto, Bitcoin negli anni dal 2014 al 2017 è passato da 700 dollari a 15.000 dollari circa, con punte di 19.000; si rifletta sul fatto che, in termini di tassi di accrescimento, si parla di qualcosa intorno al 2.500% cumulato su 3/4 anni; invece da marzo 2020 a marzo 2021 siamo intorno al 1.350%; sono crescite che si vogliono spiegare legate all’inflazione attesa, che quindi dovrebbe essere del 1.350% annuale perlomeno (a marzo 2020 Bitcoin veniva scambiato a circa 4.500 dollari, mentre nel momento di stesura dell’articolo quota 60.500 dollari circa e questo incremento di valori (o prezzi) è pari al 1.350% annuo circa).
Invece, il periodo dal 2009 al 2014 registra tassi di incremento del 700.000%, cosicché si potrebbe stimare in modo grossolano una caduta del tasso di accrescimento di 70 volte (7.000%) ogni 5/6 anni; pertanto, da qui a non molto la caduta del tasso di crescita porterebbe lo stesso al 20/25% annuale; utilizzando una stima non molto rigorosa e precisa, il valore di scoppio della bolla non dovrebbe allontanarsi dal valore massimo o vicino a tale cifra dei 100.000 dollari (ma da qui in avanti ogni momento è buono).
Come invece si è riportato all’inizio di questo articolo, se le banche centrali non intervenissero, e partirebbe a spron battente la domanda globale, ci troveremmo al massimo intorno al 40% annuo di inflazione, dato che l’aumento su 12 anni dal 2008 al 2020 del 500% della base monetaria della Bce e della Fed corrisponde a un aumento medio del 40/45% annuo (non si espongono in questa sede le equazioni quantitative di soluzione ai relativi modelli); però, dato che le banche centrali non utilizzerebbero mai e poi mai politiche passive (cioè che restano inerti con gli aumenti monetari programmati), al momento opportuno interverrebbero con shock monetari negativi per portare i tassi inflattivi al di sotto del 6/7% (male che andrebbe la gestione degli interventi, è difficile ipotizzare inflazione sopra il 15% annuo e per più di 5 anni).
Lo shock monetario negativo si ha quando la banca centrale rivende i titoli acquistati in precedenza dalle società, oppure chiede il rientro di prestiti concessi alle banche; nel rientrare in possesso della base monetaria, la banca centrale elimina moneta dal sistema economico e sempre per l’equazione quantitativa prima illustrata agisce direttamente sull’abbattimento dei prezzi (di nuovo si evita l’esposizione dei modelli matematici di soluzione).
In queste assunzioni è dimostrata la falsità della crescita di valore di Bitcoin che è condannato per tale verso a dover crescere solo e indefinitamente verso l’alto per attrarre nuovi investitori, pena il fatto che se finisse la crescita non ci sarebbe più motivo di acquisire Bitcoin. Chi avrebbe interesse a spendere ad esempio 150.000 dollari per un Bitcoin se non avesse l’aspettativa quasi magica che nel tempo di un mese ha guadagnato perlomeno 10.000 dollari visto l’estremo rischio e volatilità di questo strumento? Si ricorda che in una sola giornata si sono avute perdite percentuali del 30% e pari in valori assoluti a 16.000 dollari circa.
A conferma di questo assunto si ponga mente alle dichiarazioni di chi afferma che Bitcoin è diventato un bene rifugio per conservare la ricchezza; ma conservare la ricchezza reale da cosa? Da un’inflazione attesa che modelli di calcolo sulla crescita di Bitcoin (non semplici e immediati) ci dicono che dovrebbe essere minimo del 1.500% annuo per 5 anni, mentre quell’attesa effettiva del mercato se sfuggisse di mano non supererebbe il 20/30 % per 5/6 anni!?
Così è da questo punto di vista che uno degli schemi più avvicinabili al momento attuale al Bitcoin è quello di un immane schema Ponzi, favorito da ingente liquidità senza costo delle banche centrali che operatori autorizzati e regolamentati stanno usando senza scrupolo alcuno (per non parlare della liquidità delle criminalità organizzate) e dalla moderna e performante connettività informatica. Tra le altre cose, chi scrive ha molti dubbi anche sui protocolli informatici e crittogrammati dello schema Bitcoin, ma non essendo un esperto della materia informatica, restano tali dubbi solo come nuvolaglia nera e chiara poco nella mente e nei ragionamenti.
Resta poi il tema di quanto sia aderente al vero la capitalizzazione stimata dell’intero ammontare dei Bitcoin finora generati e pari a circa 18.500.000 unità, che oscilla oggi intorno ai mille miliardi di dollari; partendo dalle notizie che ci dicono che solo 2,5 milioni di Bitcoin sono scambiati di frequente, e il resto è dormiente da prima del 2014 all’incirca, si può stimare che i soldi liquidi effettivamente scambiati nel mercato dei Bitcoin siano pari a 76,6 miliardi di dollari a fronte di quelli calcolati come capitalizzati; lo schema di stima è il seguente: fino al 2014 e per 16.000.000 di Bitcoin si ipotizza un prezzo medio di scambio effettivo pari a 100 dollari a Bitcoin, che porta a un totale di 1,6 miliardi di dollari effettivamente scambiati, mentre per i restanti 2.500.000 di Bitcoin, dal 2015 in avanti si ipotizza un valore medio effettivo di scambio pari a 30.000 dollari, portando così il totale a 75 miliardi di dollari che totalizzato al precedente porta a un accumulo effettivo stimato di 76,6 miliardi circa scambiati. Anche quest’ultimo aspetto svela la natura dell’enorme bolla che si è creata.
A conclusione, riprendo di nuovo un confronto e un paragone con l’oro; in altre parole, mi trasformo in avvocato del diavolo a favore di Bitcoin e contro l’oro. “Perché Bitcoin deve essere una scommessa folle contro l’inflazione attesa, seppure attesa, in modo più o meno erroneo come esplosiva, se tale meccanismo di creazione del valore ha interessato anche l’oro?”.
Risposta: L’oro non è solo raro come la decantata rarità informatica di Bitcoin, l’oro non solo è cresciuto a causa dell’inflazione, l’oro ha modificato in maniera ontologica, i suoi valori nella storia dell’umanità, a mano a mano che serviva a qualcosa in più, dall’estetica, all’arte, all’industria, ecc. Ad esempio: quando il già prezioso oro viene utilizzato da Re Salomone per edificare il tempio di Gerusalemme del regno di Israele, tale fatto fa volare il valore dell’oro ancora di più rispetto alle ricchezze di ogni tipo perché si associa direttamente alla sublimazione di Dio, ma così è anche per gli Indù col tempio nel Kerala con le favoleggiate 6.000 tonnellate d’oro ivi contenute. Ancora, quando Duccio da Boninsegna a Siena utilizza gli sfondi e i colori d’oro agli albori del Rinascimento, così come tutta l’arte gotica, così come il Beato Angelico, così come Raffaello, così come Michelangelo, così come Bernini, così come in un teoria di significati e di utilizzi sterminati e senza fine di spazi, di tempi, di civiltà.
Volgete ora di nuovo il pensiero a Bitcoin e assaporate con calma e con gusto le differenze.
(2- fine)
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