Anche la Chiesa si è accorta che la mafia è purtroppo diffusa in tutta Italia. E’ quanto emerge dalla commissione che lavora alla scomunica dei mafiosi riunita nei giorni scorsi dal Vaticano. “La scomunica dei mafiosi va uniformata a livello nazionale”, ha commentato l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, nella cui diocesi è stato dato alle fiamme il portone della chiesa di Corleone. Il dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale si occupa di approfondire la minaccia delle mafie alla chiesa ed alla società civile permettendo alle conferenze episcopali regionali di procedere alla scomunica dei mafiosi già in vigore nelle diocesi siciliane.
L’arcivescovo di Monreale a tal proposito ribadisce: “La criminalità organizzata non è più un’emergenza solo del Mezzogiorno ma anche al Nord e al centro”. I clan, a suo dire, vanno dove c’è denaro e a causa della crisi per loro è diventato più conveniente allontanarsi e intrecciare rapporti con potentati economici e politici in tutta Italia.
“LA SCOMUNICA DEI MAFIOSI VA UNIFORMATA A LIVELLO NAZIONALE”: IL PENSIERO DELLA CHIESA
Per approfondire il fenomeno della mafia, il gruppo di studio in Vaticano vede, come riferisce La Stampa, anche l’intervento di esperti, laici e religiosi, magistrati, italiani e stranieri. “La mafia danneggia la Chiesa e la mentalità ecclesiale perché propone modelli opposti alla Chiesa”, ha commentato monsignor Pennisi. A sollevare la necessità di estendere anche la nord la scomunica ai mafiosi, “sono stati i vescovi meridionali: nel Mezzogiorno la sensibilità verso la minaccia mafiosa è maggiormente avvertita”, ha spiegato il presule siciliano ribadendo come ormai il problema della mafia sia ben diffuso in tutto il Paese e non solo confinato al Sud. Anche Papa Francesco ha assunto una posizione molto forte rispetto al tema: “Francesco ci chiede di coinvolgere nello stesso atto di condanna sia la ’ndrangheta che la mafia, la camorra, la sacra corona unita e altre forme di criminalità organizzata di stampo mafioso, come a voler dire che si tratta di piaghe che non conoscono cittadinanza”. Ovviamente, oltre al fatto di commettere delitti, aggiunge l’arcivescovo siciliano, è proprio “l’esser di per se stesso un mafioso che costituisce un delitto e necessita di una pena canonica e cioè la privazione dei funerali religiosi, la scomunica”. Pennisi ha ribadito come fare parte della mafia sia un “peccato gravissimo”, motivo per il quale i vescovi hanno rimarcato l’incompatibilità tra la mafia e il Vangelo: “Non sarebbe comprensibile che un delitto di stampo mafioso nelle diocesi della Sicilia venga punito con la scomunica, mentre se commesso in un’altra regione possa restare indifferente alla pena non essendoci una stessa sanzione canonica”.